L’anno scorso lo streaming video di Netflix ha prodotto il 37% del traffico Internet mondiali. Ma finora non era ancora chiaro in che modo la piattaforma “consegnasse” il traffico. Oggi è un po’ meno “top secret”: cinque ricercatori della facoltà di Ingegneria elettronica ed Informatica della Queen Mary University of London hanno alzato il velo sulla mappa dei “porti” dei dati targati Netflix. Per farlo, gli studenti hanno caricato i video Netflix sui loro computer universitari, indirizzato le richieste a diverse aree del mondo attraverso un’estensione del browser e hanno così potuto ricostruire la dislocazione dei server in quelle zone.
I loro risultati, raccolti in un documento, identificano i server in 233 sedi disseminati su sei continenti. Hanno inoltre scoperto che negli Stati Uniti – secondo la mappatura l’area che genera la maggior parte del traffico di Netflix – c’erano molti server sparsi in tutto il paese. In Europa (con l’eccezione del Regno Unito, che ha anche distribuzione capillare), tuttavia, i server sono concentrati in pochi luoghi.
I server sono molto più radi in zone a basso traffico Internet. Il Brasileè l’unico paese del Sud America in cui i ricercatori hanno trovato server Cdn utilizzati come Internet exchange point: ma si tratta anche della quinta nazione che utilizza di più Netflix.
“Lo studio è importante in quanto fornisce un’idea di come funziona Internet di oggi” dice Timm Boettger, uno dei ricercatori”. “Le diverse strategie di distribuzione osservate sono causate da differenze regionali strutturali. Di modo che Netflix è costretta ad adattare la propria strategia per garantire bassi tempi di startup dei film e per evitare gli stalli durante la riproduzione”.