E’ una battaglia colpo su colpo quella che Mediaset e Vivendi stanno combattendo sull’accordo saltato per la cessione di Premium. Alle accuse del gruppo francese, che dopo il cda di ieri pomeriggio ha accusato il Biscione di aver fornito cifre “non realiste” sui conti della Pay tv, da Cologno monzese la risposta è arrivata a stretto giro: “Vivendi diffonde informazioni prive di fondamento”.
In base all’audit condotto da Deloitte e dalle “analisi di Vivendi” sui conti di Mediaset Premium, “le cifre fornite prima della firma dell’accordo di cessione non sono realiste e posano su una base aumentata artificialmente”: più che un’autodifesa dalle accuse di Fininvest, il comunicato di Vivendi suona come un atto d’accusa. A conferma di un duro scontro ancora in atto, nonostante le voci che parlano di un confronto dietro le quinte per cercare un’intesa nonostante tutto sul futuro di premium.
Ma non c’è solo l’accusa di aver gonfiato i numeri. Vivendi rinfaccia ai milanesi anche un atteggiamento di rottura per aver “bruscamente proceduto al lancio di attacchi mediatici che hanno leso gli interessi e l’immagine di Vivendi” quando c’erano ancora contatti in corso.
Inoltre, secondo i francesi, l’acquisizione di Premium avrebbe incontrato notevoli ostacoli temporali a Bruxelles. Il gruppo sostiene di aver completato in modo “tempestivo il processo di pre-notifica della transazione con la Commissione europea”. Tuttavia, la Commissione “non avrebbe accettato una limatura formale, mentre le parti stavano discutendo” ancora l’accordo.
Col risultato che l’ok definitivo non avrebbe certamente potuto essere ottenuto prima del prossimo 30 settembre, deadline di scadenza del valore dell’intesa in caso di mancata approvazione da parte delle autorità comunitarie. Dai contatti informali con la Commissione, Vivendi sostiene infatti che la prima audizione formale non avrebbe potuto esserci prima del 27 febbraio del prossimo anno.
Accuse alle quali Mediaset ribatte colpo su colpo, a iniziare dalla validità del contratto concluso l’8 aprile: “Non è un preliminare – spiega la nota – come vorrebbero far credere le argomentazioni improvvisate da Vivendi, ma un testo definitivo e irrevocabile firmato dall’amministratore delegato Arnaud De Puyfontaine. Il contratto prevede esplicitamente l’impossibilità di modificare i termini e le condizioni dell’accordo a seguito dell’attività di due diligence”. Poi la società si difende sui conti: “I dati consegnati da Mediaset a Vivendi oltre un mese prima della firma sono veri – sottolinea il comunicato – realistici e inconfutabili.
E’ sulla base dei dati pienamente condivisi da Mediaset e Vivendi che l’accordo è stato chiuso”. Mediaset smentisce anche che siano ancora in corso discussioni: “Alla data del 25 luglio, quando Mediaset ricevette la lettera voltafaccia di Vivendi, le due parti non stavano ‘ancora discutendo’ – afferma la società – Tutto era stato già discusso, altrimenti non avrebbe avuto senso firmare un contratto finale e vincolante. Non c’è mai stata nessuna volontà da parte di Mediaset di rinegoziare in alcun modo i termini del contratto stesso. E le prese di posizioni mediatiche di Mediaset e Fininvest sono successive alla lettera del 25 luglio, lettera dai contenuti gravissimi di cui è stato obbligatorio informare il mercato”. Quanto infine alla procedura antitrust, “è stata gestita da Vivendi senza condividere con Mediaset le informazioni fornite alla Commissione -.sostiene Mediaset – in palese violazione di quanto previsto dal contratto. Il termine del 30 settembre è prorogabile nei casi espressamente previsti dal contratto”.