FINANZA

Vivendi, nessuna svalutazione per la quota in Telecom

Al 30 giugno la media company registra una minusvalenza potenziale da circa 1,3 miliardi di euro per il 24,68% del Gruppo di tlc. Da Parigi nessun allarme: “La flessione non sarà duratura. Con Cattaneo prospettive di valorizzazione”

Pubblicato il 30 Ago 2016

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Minusvalenza potenziale da circa 1,3 miliardi di euro per la quota di Vivendi in Telecom Italia. Ma nessuna svalutazione in vista. Per il momento, la media company francese continua a scommettere sulle prospettive della compagnia. Fiduciosa delle prospettive future di valorizzazione di Telecom, che in questi mesi si trova sotto la cura Cattaneo indirizzata al taglio e al contenimento dei costi, Vivendi riesaminerà il valore della propria quota solo in occasione dell’esame dei risultati di bilancio 2016.

È quanto emerge dalla relazione semestrale di Vivendi depositata dopo l’approvazione dei risultati lo scorso 25 agosto. Al 30 giugno 2016 la partecipazione in Telecom, pari al 24,68%, è contabilizzata per 3,77 miliardi. Rispetto al prezzo medio di acquisto (1,1147 euro) il valore di Borsa delle azioni ordinarie Telecom ha subito un significativo calo (0,735 euro, -34%) – spiega Vivendi – e il valore di Borsa della quota è pari a 2,449 miliardi. Da qui la minusvalenza teorica di 1,32 miliardi.

Ma Vivendi, si legge nella relazione, “ritiene che questa flessione non abbia carattere duraturo considerando: l’evoluzione attesa delle prospettive di valorizzazione di Telecom tenuto conto del recente cambio dell’amministratore delegato; la volatilità dei corsi borsistici di Telecom in seguito all’entrata di Vivendi nel capitale e la recente sfavorevole performance dei titoli delle tlc in Europa”.

Di conseguenza, al 30 giugno 2016, Vivendi ha “reputato che non vi sia alcuna indicazione di una perdita di valore durevole delle azioni Telecom e riesaminerà il valore della sua partecipazione in occasione dell’esame dei risultati dell’esercizio al 31 dicembre 2016″. Nel corso del primo semestre 2016 il gruppo francese ha investito 408 milioni per portare la sua partecipazione dal 21,4% di fine 2015 all’attuale 24,68%

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