La Commissione Ue chiede di saperne di più sulla strategia di Facebook e Whatsapp, dopo che il servizio di instant messaging aveva recentemente annunciato di aver dato il via, con l’aggiornamento dei termini e dell’informativa sulla privacy, alla condivisione di alcuni dati dei propri utenti – compreso il numero di telefono – con il social network.
A spiegarlo in un’intervista con Bloomberg è Margrethe Vestager, commissario Ue alla Concorrenza, che spiega come la commissione abbia già interpellato Facebook a questo proposito: “Abbiamo fatto delle domande – afferma – Il fatto che i dati non fossero uniti agli altri è stato un fattore decisivo nel via libera all’acquisizione“. “Cosa faremo una volta ricevute le risposte è ancora una questione aperta – prosegue – andiamo con ordine”.
L’acquisizione di Whatsapp da parte di Facebook, a cui fa riferimento il commissario Ue, risale al 2014, quando il social network portò a termine il takeover sborsando 19 miliardi di dollari. “Attraverso un maggiore coordinamento con Facebook – si leggeva in un post sul blog aziendale di Whatsapp che spiegava agli utenti il nuovo corso – saremo in grado di fare cose come monitorare i parametri di base su ogni quanto le persone utilizzano i nostri servizi e combattere meglio lo spam su WhatsApp. E collegando il tuo numero di telefono con i sistemi di Facebook, Facebook potrà offrirti migliori suggerimenti di amici e mostrarti inserzioni più pertinenti se disponi di un account”.
La risposta del social network è affidata a una mal: “Stiamo collaborando con la Commissione – recita il messaggio – e continueremo a fonrnire informazioni dettagliate per rispondere alle domande che ci sono state poste”.
Nel corso di un intervento pubblico a Copenaghen, inoltre, Vestager è tornata sul caso Apple-Irlanda, che ha visto la Commissione Ue inoltrare a Dublino la richiesta di recuperare 13 miliardi di euro di tasse non riscosse da Cupertino: ”Le regole sugli aiuti di stato sono uniche in Ue, e mi rendo conto che a volte possa essere difficile capirle per persone di altri Paesi – sottolinea Vestager – Pensano che ce ne siamo usciti con una nuova legge per rendere la vita difficile ad alcune società, ma niente potrebbe essere più lontano dalla verità”. “Non si tratta di interferire con le legislazioni fiscali dei Paesi – conclude – ma quando le regole vengono infrante dobbiamo agire. E questo non vuol dire che stiamo cercando di trasformare la Commissione in un’autorità fiscale. Vogliamo solo essere sicuri che il trattamento fiscale che una società ottiene non sia completamente fuori linea dalla realtà economica”.