No a interventi legislativi avventati. Potrebbe rivelarsi controproducente. E’ l’orientamento che allo stato presente prevale a Bruxelles sulla tecnologia di registro distribuito. Lo ha messo nero su bianco il Parlamento europeo in una risoluzione sul tema delle criptovalute adottata nel giugno scorso.
Nella quale si propugna massima prudenza regolamentare, almeno in questa fase. L’obiettivo è non falcidiare il potenziale di innovazione di una tecnologia ancora relativamente giovane che “può contribuire positivamente al benessere dei cittadini e allo sviluppo economico”. Ecco perché “è auspicabile, nonché possibile, evitare una regolamentazione preventiva e severa che ne soffocherebbe la crescita”, è il messaggio lanciato dall’Eurocamera nella mozione votata quasi all’unanimità.
La Commissione Ue è sulla stessa lunghezza d’onda come sottolineato dal titolare ai servizi finanziari, il britannico Jonathan Hill, prima di rassegnare le dimissioni nel solco del referendum su Brexit. “Condivido l’approccio molto bilanciato suggerito dal Parlamento: è importante tenere d’occhio gli sviluppi della tecnologia per abbracciarne le opportunità, pur restando attenti ai potenziali rischi”, aveva dichiarato Hill. Certo, sulla posizione dell’esecutivo Ue pesa anche una certa “impreparazione”. La verità, ammettono fonti interne, è che si sta ancora cercando di prendere le misure. Motivo per il quale il Parlamento Europeo ha sollecitato, e in tutta probabilità sarà accontentato, l’istituzione di una task force orizzontale guidata dalla Commissione stessa e composta da esperti tecnici ed esperti di regolamentazione. Il compito di questa pseudo authority, come la definiscono in molti, sarebbe quello di monitorare l’evoluzione della tecnologia di registro distribuito e, laddove necessario, raccomandare eventuali azioni normative. “Siamo di fronte a innovazioni tecnologiche che possono crescere rapidamente sino ad assumere contorni sistemici. Abbiamo bisogno di un soggetto con le competenze adatte a proporre con tempestività interventi regolatori specifici, se e quando ce ne sarà necessità”, spiega il deputato europeo Jakob von Weizsäcker, autore della risoluzione.
D’altro canto, è lo stesso Parlamento di Strasburgo a riconoscere come diverse attività connesse all’uso della blockchain siano gravate sotto molti aspetti da incertezza normativa. Ciò comporterebbe l’aggiornamento di alcune normative. La Commissione, dopo aver svolto gli approfondimenti necessari, potrebbe procedere a una revisione della normativa UE in materia di pagamenti, comprese la direttiva sui conti di pagamento, la direttiva sui servizi di pagamento e la direttiva sulla moneta elettronica. Molto dipenderà anche da quale direzione assumerà l’evolversi della tecnologia. Gli osservatori ritengono che essa continuerà a svilupparsi ben oltre il settore dei pagamenti, andando a coprire ambiti molto disparati, dai contratti intelligenti ai trasferimenti di proprietà intellettuale, passando per una serie di servizi pubblici. Parliamo di attività per le quali esiste ovviamente un quadro giuridico di riferimento.
Ma è lo stesso Parlamento Ue a indicare che “a misura che le applicazioni basate sulla blockchain accedono a nuovi mercati e ampliano le loro attività […] potrebbe essere necessaria una legislazione più specifica”. Altro discorso è quello della sicurezza. Sull’onda degli attacchi di Parigi e Bruxelles, il tema delle criptovalute è inevitabilmente finito sotto la lente d’ingrandimento dell’Ue per via del loro possibile ruolo nel favorire il riciclaggio di denaro o il finanziamento di organizzazioni terroristiche.
Qui la Commissione si prepara a riaprire proprio la direttiva contro il riciclaggio per allargarne l’ambito di applicazione anche alle piattaforme di scambio delle criptovalute. Una delle misure richiederebbe alle piattaforme di rispettare la due diligence quando i clienti effettuano lo scambio tra le valute virtuali e quelle reali, il che metterebbe fine all’anonimato che connota questi scambi.