Il Governo sta per emanare un decreto legislativo con l’obiettivo di avviare un processo di riorganizzazione che riduca e razionalizzi, in funzione delle nuove esigenze del mercato, l’articolazione degli enti, aziende, unioni, e società partecipate del sistema camerale, a partire dalla riduzione da 105 a 60 del numero delle camere di commercio con conseguenti immediati risparmi derivanti dalla corrispondente riduzione del numero delle posizioni di vertice e della relativa spesa per retribuzioni, nonché dalla ridefinizione organizzativa e delle relative competenze.
È inoltre prevista una standardizzazione dei livelli di qualità dei servizi ed una maggiore aderenza alle proposte e alle esigenze delle imprese. Fra gli altri effetti immediati delle innovazioni normative previste hanno particolare importanza l’individuazione di criteri per lo svolgimento delle attività che le camere possono svolgere in regime di concorrenza e ciò consentirà di ampliare le attività che potranno così essere svolte da soggetti privati..L’obiettivo comunque è quello di pervenire ad un accrescimento del ruolo del sistema camerale e ad una maggiore fiducia delle stesse imprese. Il decreto include tra i rinnovati ambiti di intervento alcune delle aree più critiche per la crescita, sulle quali finora l’azione delle istituzioni è stata debole e inefficace: la digitalizzazione delle imprese, la qualificazione aziendale e dei prodotti (certificazione, tracciabilità, valorizzazione delle produzioni), i servizi di mediazione, arbitrato commerciale e supporto al credito.
Tuttavia non sembra, pur nel meritevole sforzo intrapreso, che i temi dell’innovazione, piuttosto che quelli di mera razionalizzazione organizzativa e dei costi, si siano adeguatamente sviluppati. In particolare, per ciò che riguarda: il registro imprese come piattaforma informativa e di servizi a valore aggiunto per la ridefinizione dell’intero tessuto aziendale italiano; la digitalizzazione dei processi di arbitrato, mediazione, accesso al credito, ma anche di certificazione e tracciabilità dei prodotti. In questo contesto l’asset più importante, peraltro riconosciuto a livello internazionale dai sistemi camerali degli altri Paesi, è il registro imprese. La realtà tecnologica di Infocamere, ampiamente indicata come best practice europea del settore non è tuttavia interessata da processi di standardizzazione delle procedure digitali e di interoperabilità con le altre banche dati pubbliche.
Se è pur vero che nelle intenzioni del Governo il Registro delle imprese dovrà diventare dorsale di dati nazionali, entro l’Agenda Digitale, e che dovrà essere riallineato con i tribunali delle imprese, con un Conservatore (nominato dal MISE) a svolgere funzioni di coordinamento, è altrettanto vero che l’ampia digitalizzazione dei processi deve essere supporta da un contesto unitario tra tutte le altre attività informatiche della pubblica amministrazione. Grazie anche alla progressiva convergenza di altri filoni di riforma normativa, dalla tracciabilità dei prodotti al credito alle imprese, le Camere potranno diventare “hub” di servizi a valore aggiunto,all’incrocio con gli altri stakeholders istituzionali: banche, magistratura ordinaria e tributaria, fisco e previdenza.