INTERNET GOVERNANCE

Internet governance, Repubblicani contro il distacco dal governo Usa

Ted Cruz al Senato americano chiede di bloccare il passaggio di consegne dall’Icann alla comunità degli stakeholder delle funzioni di assegnazione dei domini: “Un regalo alla Russia e ai regimi autoritari”. Ma per i Democratici è un attacco a Obama

Pubblicato il 15 Set 2016

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L’epocale svolta sulla Internet governance, con il controllo della gestione dei domini Internet che passa dall’Icann (e quindi, gli Stati Uniti) alla comunità globale, si scontra su un ostacolo politico: l’opposizione dei Repubblicani americani, che riprende forza inserendosi nel dibattito elettorale in vista delle elezioni del nuovo presidente.

I Repubblicani del Senato si sono espressi con forza contro il passaggio di consegne di un’importante funzione della Internet governance alla comunità globale: Ted Cruz, ex candidato alla presidenza del Partito Repubblicano e presidente del Senate judiciary committee, ha accusato l’amministrazione Obama di mettere a repentaglio la libertà online cedendone il controllo agli stakeholder, perché paesi come Cina, Russia e altri regimi “autoritari” avranno maggiori strumenti per ostacolare la libertà di espressione sul web.

Da parte sua, Lawrence Strickling del dipartimento del Commercio, rappresentante dell’amministrazione Obama incaricato di gestire la transizione, ha respinto le accuse dicendo che il passaggio di consegne è l’unico modo per garantire che Internet resti politicamente neutrale e fuori dalla sfera di influenza di qualunque governo.

Strickling ha dichiarato che abbandonare o rinviare la cessione (prevista per il 1 ottobre) delle funzioni legate alla gestione dei domini scatenerebbe le proteste dei governi stranieri che si battono da anni per il passo indietro degli Usa e dell’Icann. Questo farebbe cadere Internet sotto il controllo delle Nazioni Unite o di un altro gruppo dietro cui ci sono dei governi, minando l’obiettivo della neutralità e della “apoliticità” della gestione della Rete.

Cruz ribatte invece che il passaggio alla “comunità della Rete” si tradurrebbe nella creazione di una vulnerabilità del sistema che passerebbe semplicemente, prima o poi, sotto il controllo di un altro governo, diverso dagli Stati Uniti, che distruggerebbe le sue caratteristiche di rete di comunicazione libera e aperta.

“Dobbiamo temere qualcosa? Molti americani se lo chiedono e io dico: stiamo correndo un rischio. Così com’è la gestione di Internet funziona, non ha niente che non va”. E dunque, perché cambiare? Sarebbe, ha aggiunto Cruz, “un bel regalo alla Russia e ad altri Stati autoritari”. La sua richiesta ai senatori è chiara: “Bloccate la transizione”. Ribatte Strickling: “Come possiamo invocare il primo emendamento per Internet? Non c’è niente di tutto questo”. Insomma, il web non è americano.

Per gli osservatori, il dibattito è legato alle questioni di politica interna: l’obiettivo è attaccare Obama e influenzare le elezioni facendo leva sul nazionalismo, afferma Ed Black, capo della Computer & Communications Industry Association. Il risultato è però di mettere a rischio la gestione di Internet.

“Tirare gli Stati Uniti fuori dalla gestione è doveroso, un passo logico”, aggiunge Milton Mueller, professore ed esperto di Internet governance del Georgia Institute of Technology. “L’infrastruttura Internet non deve essere controllata da nessun governo”.

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