Sostegno economico alle imprese, sviluppo di competenze a partire dalla formazione scolastica, diffusione della cultura digitale anche attraverso l’identificazione di aree d’eccellenza. Si articola su queste tre direttrici il piano Industria 4.0 presentato oggi dal ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda. Durante la conferenza organizzata nel pomeriggio a Milano è intervenuto anche il premier Matteo Renzi, a testimonianza dell’importanza strategica che ormai ha assunto il tema dell’Industria 4.0 per la competitività del Paese. “Fondamentale per far sì che l’Italia sia la patria delle opportunità e non più un museo dei ricordi, dove quando si parla di innovazione si pensa ancora a Leonardo Da Vinci”, ha detto il presidente del consiglio dei ministri facendo riferimento alla location che ha ospitato l’evento. “Oggi ci impegniamo sul raggiungimento di risultati concreti. Non è detto che riusciremo a centrarli tutti, ma sono numeri su cui tra sei mesi si potrà fare, anche grazie al vostro aiuto”, ha aggiunto Renzi parlando alla platea degli industriali, “una verifica spietata. Tutto ciò implica un cambio totale nella nostra modalità d’azione, ma presuppone anche un nuovo ruolo per gli imprenditori”.
Gli obiettivi del governo
Ed ecco i numeri. Nel solo 2017 il governo intende mobilitare investimenti privati per 10 miliardi di euro in più (passando da 80 a 90 miliardi), con un incremento di 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione e 2,6 miliardi di risorse per progetti early stage nel periodo 2017-2020. Rispetto alle competenze, l’obiettivo è avere 200 mila studenti e 3 mila manager specializzati sui temi dell’Industria 4.0, raddoppiando il numero degli iscritti agli istituti tecnici superiori focalizzati su questo verticale. A supporto della trasformazione digitale saranno istituiti, sempre a partire dal 2017, competence center e digital innovation hub nazionali, sei consorzi deputati alla discussione sugli standard dell’IoT e un roadshow di sensibilizzazione lungo tutta la Penisola (“saremo anche a Napoli, Bari e Palermo”, ha promesso Renzi) a cui prenderanno parte associazioni, università, aziende testimonial e le più alte cariche istituzionali.
Alla ricerca di modelli e strumenti peculiari
Il tutto sarà gestito dalla cabina di regia composta dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dai dicasteri dell’Economia, dello Sviluppo, dell’Istruzione, del Lavoro, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente e da una rappresentanza degli atenei tecnici, dei centri di ricerca, dell’imprenditoria e delle organizzazioni sindacali. “Una sorta di consiglio di amministrazione che valuterà a intervalli regolari lo svolgimento dei lavori e il conseguimento degli obiettivi, apportando le eventuali correzioni di rotta”, ha detto Calenda, che ha aggiunto: “L’Italia è il Paese della non-governance, un piano di questo genere deve invece evitare di generare energie centrifughe e soprattutto rispettare le peculiarità del nostro tessuto imprenditoriale. Non possiamo imporci il modello tedesco, o quello americano o francese, ma cogliere il meglio degli altri approcci e specialmente continuare a utilizzare gli strumenti che hanno già dimostrato di saper funzionare”.
Detrazioni, agevolazioni e sostegno alla formazione specialistica
Strumenti come per esempio il super ammortamento, che sarà prorogato, e che prevederà un aumento dell’aliquota dall’attuale 140% al 250% per gli investimenti in soluzioni per l’Industria 4.0. Il credito d’imposta alla ricerca dovrebbe passare dall’attuale 25% al 50% per la spesa interna (sulla spesa interna rimarrà al 50%) con il credito massimo per contribuente che salirà da 5 a 20 milioni di euro. Sono inoltre previste detrazioni fiscali fino al 30% per gli investimenti fino a un milione di euro in startup o PMI innovative, agevolazioni su investimenti a medio/lungo termine e iniziative come acceleratori di imprese focalizzate, ancora una volta, sui temi dello smart manufacturing. Tutto questo dovrebbe costituire un impegno pubblico del valore di 13 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 355 milioni di euro per l’implementazione del piano nazionale Scuola digitale e dell’alternanza Scuola-lavoro sui percorsi coerenti col progetto, i 70 milioni di euro destinati alla formazione specialistica, i 170 milioni previsti per il potenziamento dei cluster tecnologici e infine i 100 milioni per i già citati competence center. Un totale quindi di ulteriori 700 milioni di euro.