“Tredici miliardi di incentivi fiscali, l’incremento dell’aliquota dell’iperammortamento al 250% dall’attuale 140% per i beni legati alla manifattura 4.0 e del credito di imposta per ricerca e innovazione, contenuti nel piano presentato dal ministro Calenda e dal premier Renzi sono elementi importantissimi per rilanciare l’economia e l’industria italiana”. È il commento Cristiano Radaelli, Presidente Anitec, l’associazione confindustriale dell’Ict e dell’elettronica di consumo.
“Da aggiungere poi la notizia positiva – aggiunge Radaelli – delle detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti in start-up fino a 1 miliardo di euro. Sono misure concrete molto apprezzate per il rilancio non solo manifatturiero, ma di tutto il potenziale industriale italiano”.
Il piano, focalizza anche il tema delle competenze con l’obiettivo è avere 200 mila studenti e 3 mila manager specializzati sui temi dell’Industria 4.0, raddoppiando il numero degli iscritti agli istituti tecnici superiori focalizzati su questo verticale. A supporto della trasformazione digitale saranno istituiti, sempre a partire dal 2017, competence center e digital innovation hub nazionali, sei consorzi deputati alla discussione sugli standard dell’IoT e un roadshow di sensibilizzazione lungo tutta la Penisola (“saremo anche a Napoli, Bari e Palermo”, ha promesso Renzi) a cui prenderanno parte associazioni, università, aziende testimonial e le più alte cariche istituzionali.
Il tutto sarà gestito dalla cabina di regia composta dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dai dicasteri dell’Economia, dello Sviluppo, dell’Istruzione, del Lavoro, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente e da una rappresentanza degli atenei tecnici, dei centri di ricerca, dell’imprenditoria e delle organizzazioni sindacali. “Una sorta di consiglio di amministrazione che valuterà a intervalli regolari lo svolgimento dei lavori e il conseguimento degli obiettivi, apportando le eventuali correzioni di rotta”, ha detto Calenda, che ha aggiunto: “L’Italia è il Paese della non-governance, un piano di questo genere deve invece evitare di generare energie centrifughe e soprattutto rispettare le peculiarità del nostro tessuto imprenditoriale. Non possiamo imporci il modello tedesco, o quello americano o francese, ma cogliere il meglio degli altri approcci e specialmente continuare a utilizzare gli strumenti che hanno già dimostrato di saper funzionare”.