“Il problema che il regolatore deve porsi è quante regolazioni ci sono, quali sono quelle efficienti e come devono cambiare a secondo di quello che stiamo osservando: la rivoluzione digitale”. Antonio Nicita, commissario di Agcom, dal palco del convegno EY di Capri affronta il problema di come aggiornare il modello regolatorio, per evitare un doppio rischio: soffocare business nascenti e far nascere da questi nuovi monopoli.
“Le autorità sono nate sui settori tradizionali, sul concetto di liberalizzare reti che prima erano integrate nelle mani di un monopolista”.
“Lo scopo quindi creare mercato che non c’era. Nella consapevolezza che i servizi erogati avevano confini molto chiari, su ciò che era offerto al consumatore, il modello di business, il livello di competizione. I concetti di mercati rilevanti e potere di mercato sono stravolti dalla rivoluzione digitale”.
“Siamo in una fase nuova in cui il punto non è più liberalizzare i mercati, ma è l’apertura al nuovo”.
“Quindi la domanda è quante regole ci vogliono e se quelle che abbiamo sono adatte a risolvere il problema o piuttosto creano barriere o complicazioni in altri modelli di business”, dice Nicita.
“Ci sono modelli di business che hanno bisogno di pezzetti di accesso alle reti, ai dati, a un certo tipo di traffico per fare un business completamente diverso da quello tradizionale. Se applichiamo a questo le vecchie regole, pensate per i settori tradizionali, l’innovazione diventa insostenibile”
“Bisogna quindi ridurre il carico di regole per evitare che si creino barriere all’ingresso per nuovi modelli di business”, ribadisce Nicita.
Un’altra sfida è ora “il proliferare di reti diverse da soggetti e contesti diversi. Divertente ora che Tim si lamenti dell’incumbent elettrico e questo si lamenti dell’incumbent telefonico quando si incontrano nei rispettivi campi. Ex monopolisti scoprono la concorrenza. Abbiamo con l’Autorità dell’energia un tavolo permanente per capire il problema e trovare soluzioni in comune. Ma abbiamo bisogno di un framework nuovo europeo, per soddisfare la tensione tra regolazione e deregolamentazione con strumenti nuovi”.
A questo proposito, “la Commissione UE ha lanciato pacchetto di direttive che sposta l’approccio dalle reti alle piattaforme, che sono in grado di mettere in contatto più mercati”. Tuttavia, “lascia sullo sfondo il tema dell’evoluzione degli standard e che va affrontato subito; nel machine to machine hanno tutti natura proprietaria e nessuna regolazione nazionale può risolvere. L’autorità italiana ha scelto l’approccio di favorire l’interoperabilità, eliminando vincoli di tecnologie proprietarie”.