RICERCA IPSOS

Musica, svolta generazionale: gli under16 la vogliono legale

Report Ipsos-Ifpi 2016: in aumento gli abbonamenti streaming fra le nuove generazioni. Sorpassato il pc, è lo smartphone il primo mezzo di ascolto. Pirateria, ruolo forte dei motori di ricerca. Enzo Mazza (Fimi): “Ragazzi entrati in Internet con l’offerta legale, addio ai siti torrent o p2p”

Pubblicato il 06 Ott 2016

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Smartphone, streaming, abbonamento, ripping. Sono le 4 parole chiavi del consumo musicale online in Italia: emergono dalla ricerca condotta da Ipsos per la Fimi (industria discografica) tra gli utenti internet, principalmente tra i 16 e 64 anni, nei 13 Paesi che rappresentano l’84% del mercato discografico mondiale.

Dalla ricerca emerge che il 77% della popolazione attiva online accede regolarmente a contenuti musicali e che i servizi di streaming toccano quota 40% grazie al successo incontrato soprattutto tra i giovani sotto i 25 anni. Lo streaming in abbonamento diventa più popolare specialmente nella fascia under25: un terzo della fascia 16-24 anni attualmente paga per un servizio di audio streaming.

Gli smartphone sembrano progressivamente sostituire il computer per l’ascolto di musica e sono preferiti soprattutto dagli utenti che scelgono un servizio streaming in abbonamento. L’uso del telefonino è arrivato a coprire il 68% dei mezzi per ascoltare musica (+5% rispetto all’anno scorso) e sorpassa il desktop. Il servizio più utilizzato online è YouTube: l’82% dei visitatori lo utilizza per consumare musica, specialmente quella che già conosce. I giovanissimi (13-15 anni) risultano fortemente orientati all’ascolto online e ben disposti rispetto all’idea di pagare per un abbonamento. Enzo Mazza (Fimi): “I ragazzi dai 13 ai 16 anni sono più orientati rispetto ai millenial all’offerta legale essendo entrati nel mondo Internet quando già esisteva lo streaming: i siti Torrent e il P2P sono stati abbandonati”.

I servizi di musica in licenza hanno esteso le opzioni di scelta dei consumatori, aumentando il numero di consumatori paganti per i servizi di streaming audio. 7 su 10 (71%) degli utenti online consuma musica tramite i servizi legali, con diversi metodi e canali di accesso. La metà (48%) di tutti gli utenti online paga per ascoltare musica in qualche forma. Un terzo della fascia 16-24 anni attualmente paga per un servizio di audio streaming.

Nel 2016 il 18% degli utenti internet paga per i servizi di streaming, con un incremento del 15% nel 2015. A livello globale, un terzo (32%) degli utenti tra i 16 e i 24 anni pagano per i servizi di audio streaming. Il numero dei consumatori tra i 16 e i 24 anni disposti a pagare per i servizi di audio streaming è aumentato del 39% nell’ultimo anno.

Ma la violazione del copyright resta un problema significativo e sta assumendo nuove forme con un numero sempre più utenti che utilizzano lo stream ripping (la conversione streaming-Mp3). Di fatto, la pirateria sta cambiando, con metà (49%) degli utenti nella fascia 16-24 che utilizza lo stream ripping da siti come YouTube.

Anche i motori di ricerca hanno un ruolo importante nella pirateria. Un largo numero di utenti viene diretto dai motori verso siti musicali senza licenza. Un quarto (23%) degli utenti internet usa Google per ottenere musica gratuitamente, di cui i due terzi (66%) cerca esplicitamente per contenuti pirata. Questo tasso è particolarmente alto in Messico, Brasile ed USA, dove quasi tre quarti di coloro che cercano musica gratis su Google stanno ricercando siti illegali.

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