L’Ict italiano a metà del guado. Potrebbe essere spiegata così
la 48° posizione (su un totale globale di 134) ricoperta dal
nostro Paese nella classifica dello studio Insead, “The Global
Information Technology Report 2009-2010, redatto in base
all’indice “Network Readiness”. Secondo il report, che la
scuola di business di Fontainbleau ha elaborato in collaborazione
con il World Economic Forum, l’Italia pur presentando alcune aree
di eccellenza, quali ad esempio l’utilizzo di servizi di Tlc
mobili ed il peso dell’export nei settori ad alta creatività,
che le permettono di collocarsi nelle prime posizioni a livello
mondiale, rimane ancora indietro sul fronte governativo per
accelerare innovazione, la produttività e la crescita
all’interno delle aziende e della Pubblica amministrazione.
“In particolare – si legge nel documento – risultano avere un
impatto negativo sullo sviluppo tecnologico del nostro paese
l’efficacia del sistema legislativo, il carico fiscale e la
scarsa attenzione alle nuove tecnologie da parte delle istituzioni
nello sviluppo di una politica industriale”.
Secondo l’indice “Network Readiness”, infatti, a determinare
il tasso di innovazione di un paese contribuiscono, in primis,
l’ambiente, a sua volta caratterizzato da tre elementi quali il
mercato, il sistema politico e regolamentare e le infrastrutture;
la “predisposizione” all’Ict, ovvero la propensione e
l’inclinazione all’utilizzo della tecnologia da parte di
individui, aziende ed istituzioni, e, infine, l’utilizzo vero e
proprio della tecnologia stessa nonché la sua implementazione.
Allargando lo sguardo, poi, lo studio rimarca come l’Europa sia
una delle regioni dotate di maggiori infrastrutture tecnologiche al
mondo.
Il continente, precisa il report, “mostra un’alta propensione
all’utilizzo delle tecnologie quale leva di innovazione e
competitività della propria economia”. Propensione nella quale
L’Italia, però, non spicca: il nostro Paese risulta tra gli
ultimi posti fra i paesi dell’Unione Europea e sta perdendo
posizioni a livello mondiale a vantaggio dei paesi emergenti, molto
più dinamici nel favorire l’utilizzo della tecnologia.
“L’Insead, attraverso anche la sua comunità di Alumni in
Italia, che annovera alcuni top manager ai vertici delle principali
aziende Ict, intende portare all’attenzione della comunità di
business il posizionamento competitivo dell’Italia nel mondo Ict
e stimolare un pensiero prospettico strategico da parte anche delle
istituzioni – ricorda Carlo Montenovesi, presidente dell’Insead
Alumni Association of Italy -. L’Information & Communication
Technology è il motore dell’innovazione e della produttività
soprattutto in paesi come il nostro, dove non ci sono abbondanti
risorse naturali o mano d’opera a basso costo. In un contesto
siffatto non possiamo certamente permetterci di rimanere indietro
rispetto agli altri”.
In conclusione il report rileva che l’Ict sta assumendo un ruolo
sempre più importante nell’economia globale, non solo per il
peso crescente sul Pil mondiale – che si prevede raggiunga l’8,7
nel 2020 – ma più che altro come leva strategica per la crescita e
la competitività del paese.