Dai beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o è gestito tramite sensori ai sistemi in grado di assicurare la qualità e la sostenibilità, dai dispositivi per l’interazione uomo-macchina e per il miglioramento della sicurezza del posto di lavoro alle piattaforme software e alle soluzioni di system integration. È lunga e dettagliata la lista delle tecnologie e delle strumentazioni che potranno godere degli incentivi fiscali previsti dal Piano Industria 4.0 inseriti nella legge di Bilancio. L’elenco è ancora provvisorio e potrebbe subire aggiunte o sforbiciate –la Manovra è stata varata sabato 15 ottobre con la specifica “salvo intese” e arriverà alle Camere non prima di lunedì 24, in “ritardo” rispetto alla iniziale roadmap (il testo doveva arrivare in Parlamento oggi).
Quel che è certo, a mano di colpi di scena, è che il software è entrato a pieno titolo fra le categorie incentivabili in un capitolo ad hoc, quello del Beni immateriali dell’Allegato B. Le associazioni di categoria, in particolare Confindustria Digitale e Assinform sono riuscite dunque a portare a casa il risultato e a evitare –questa la tesi sostenuta – che il Piano Industria 4.0 partisse “azzoppato” rischiando di non ottenere i risultati auspicati dal ministro Carlo Calenda e più in generale dal governo.
Venti le categorie di software in cui è stato suddiviso l’elenco. Si va dalle piattaforme di progettazione per la produzione a quelle per la simulazione di scenari e la prototipazione, dai sistemi di monitoraggio e controllo agli strumenti di realtà virtuale, dai tool di condivisione a quelli per l’elaborazione e l’analisi dei big data, per citarne alcuni. A voler semplificare Internet og things e Virtual Industrialization sono le due macro-aree d’azione: i software “collegati” a questi ambiti rientrano dunque nella partita degli incentivi.
L’ELENCO DI TUTTE LE TECNOLOGIE INCENTIVABILI