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Contaminazione digitale, il nuovo “mantra” delle aziende italiane

Idc evidenzia un aumento della velocità di propagazione e della portata strategica dei progetti di digital transformation. Rizzotto: “Serve una profonda integrazione tra IT tradizionale e piattaforme digitali in grado di portare più capacità predittiva nei processi di business”

Pubblicato il 24 Ott 2016

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La digital transformation si sta allargando velocemente a tutti i settori, contaminando imprese italiane di ogni dimensione lungo intere filiere. Soprattutto, il percorso d’innovazione sta coinvolgendo tutti i ruoli aziendali, dalla tecnologia al business, portando a nuove forme di collaborazione e integrazione. La cooperazione tra imprese, vendor e laboratori d’innovazione, e tra i diversi ruoli aziendali, è indispensabile per gestire la natura complessa e multiforme della trasformazione digitale. Anzi, alcune aziende hanno già compreso che i benefici di questa cooperazione possono essere amplificati creando veri e propri ecosistemi che combinano nuovi modelli di business, tecnologie digitali, informazioni e stakeholder, questi ultimi sia individui che altre imprese.

Oggi ormai è dunque chiaro che la trasformazione digitale è una delle principali priorità di business. Lo era per il 66% delle aziende italiane nel 2015, lo è diventata per il 76% delle imprese nel 2016, evidenzia Idc. Ma è anche chiaro che la consapevolezza di questa importanza pone i Cio e le aziende di frontea una nuova serie di sfide per esaltare il pieno potenziale aziendale in modo da produrre vero valore dalla trasformazione digitale. In che modo? Si tratta di trovare, coltivare e trattenere personale qualificato (per il 72% delle aziende italiane); tracciare e comprendere i comportamenti digitali e le aspettative dei clienti (70%); possedere una chiara visione di come il digitale possa aiutare a ottenere un vantaggio competitivo (67%); far dialogare dipartimenti e persone, fare sistema (63%).

“La trasformazione digitale delle aziende italiane sta entrando a diretto contatto con gli elementi più sensibili del business: competenze, visione, collaborazione, stile di innovazione – evidenzia Fabio Rizzotto, research and consulting senior director di Idc Italia – La capacità di amalgamare queste leve con nuove architetture e soluzioni tecnologiche sarà determinante per rispondere alle esigenze di dinamismo e velocità dettate dagli ecosistemi digitali”.

Per realizzare proprio il concetto dell’ecosistema digitale è necessario operare a un livello di profonda integrazione tra IT tradizionale e piattaforme digitali, con interconnessioni in tempo reale in grado di portare più intelligenza e capacità predittiva nei processi di business.

Nella visione di Idc, questo sarà possibile implementando architetture cloud ibride e piattaforme di data analytics. Il ruolo del Cio sarà vitale in questo contesto. Sarà responsabile non solo dell’evoluzione tecnologica delle architetture informative per acquisire e analizzare dati da fonti eterogenee, ma anche del governo dei dati: dovrà quindi lavorare con i business leader per costruire un modello che garantisca disponibilità e protezione dei dati a differenti livelli dell’organizzazione aziendale. Solo così sarà possibile permettere il consumo di dati e di viste sul business in tempo reale, indispensabile per sostenere la velocità con cui si devono muovere i progetti digitali.

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