Le telco si preparano ad aprire il portafoglio dopo la manovra del Governo. Come si legge nel Draft Budgetary Plan inviato a Bruxelles è previsto un allineamento delle scadenze dei diritti d’uso delle frequenze in banda 900 e 1800 Mhz (in scadenza il 30 giugno 2018) al 31 dicembre 2029 “con previsione della possibilità di un pagamento anticipato forfettario”. L’incasso stimato nel 2017 è pari allo 0,11% del Pil, ovvero a circa 1,8 miliardi, e ciò significa che non ci sarà una guerra con asta, ma che anzi pagando una tantum si otterranno diritti decennali.
Secondo il Sole24Ore questa possibilità andrebbe più che bene a Telecom Italia, Vodafone e al duo Wind-3, mentre avrebbe fatto irritare Iliad. La compagnia di Niel ha infatti già messo in preventivo 450 milioni di euro per l’acquisto di un blocco di frequenze da Wind e 3 in occasione dell’accordo di luglio, da saldare tra 2017 e 2019.
È pur vero che pagare subito garantirebbe una concessione fino al 2029, garantendo stabilità strategica e di fatto bloccando il mercato a nuovi ingressi fino a quella data, ma per la compagnia francese si tratterebbe di un esborso che si farebbe sentire non poco sul primo anno di attività in Italia. I calcoli del Corriere della Sera stimano in 550 milioni l’assegno che dovranno sborsare Telecom e Vodafone, 350 quello che dovrà uscire dalla tasche dal nuovo tandem Wind-3, fresco di via libera del Mise, e in 250-300 milioni la cifra che uscirà dal portafoglio di Niel.
Le due banche d’affari Morgan Stanley e Merril Lynch hanno analizzato la mossa dell’esecutivo italiano chiedendosi se possa avere “effetti indiretti” sulla fusione tra Wind e 3, mentre i rumor di mercato sul giudizio contrariato di Iliad non si sono fatti attendere. A prescindere dagli umori delle telco, l’obiettivo del Governo è piuttosto chiaro: incassare subito per far quadrare i conti della Legge di stabilità 2017.