E-gov e Industria 4.0, la ricetta Assonime per la crescita digitale

Il rapporto sulle opportunità del Digital Single Market: il Paese deve scommettere sulla competitività puntando su infrastrutture, formazione e creazione di servizi. Micossi: “Venti proposte di policy”

Pubblicato il 26 Ott 2016

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E-government, e-commerce e politica industriale per la trasformazione e la crescita digitale. Sono questi i tre assi su cui l’Italia dovrà concentrare i propri sforzi per essere competitiva e crescere, sfruttando le opportunità messe a disposizione dal digital single market in Europa. Da questa premessa parte il rapporto “Mercato unico digitale: le sfide per la politica pubblica in Italia”, di cui si è discusso ieri al seminario organizzato da Fondazione Astrid e Assonime con la partecipazione di Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, Alfonso Fuggetta, presidente di Cefriel e Antonio Samaritani, direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale. A moderare i lavori Franco Bassanini, presidente della fondazione Astrid.

Il rapporto mette in evidenza venti proposte di policy da cui dovrebbe passare la strategia-Paese per promuovere la crescita digitale in Italia, che partono da tre considerazioni-base: l’Italia è ancora arretrata in tema di digitalizzazione, ha bisogno di una visione complessiva e di un approccio strategico alla digitalizzazione, e deve coordinare i propri sforzi con le politiche europee, partecipando attivamente alla definizione delle linee d’azione comunitarie.

“La digitalizzazione – afferma Stefano Micossi – è una trasformazione straordinaria che sta cambiando il mondo. Le imprese devono ripensare modelli di business e strategie se vogliono mantenere e rafforzare la propria competitività. Vale per le piccole e medie imprese, per le industrie tradizionali, per il made in Italy, e per il settore pubblico, dove questo processo offre l’opportunità di ripensare la pubblica amministrazione”.

“Al centro di tutto – prosegue Micossi – non può che esserci la costruzione delle infrastrutture digitali. Un braccio di ferro tra i principali player ci ha paralizzato per troppo tempo, ma ora stiamo facendo le gare per raggiungere gli obiettivi fissati dall’agenda digitale”.

L’Italia, però, sconta un ritardo accumulato nel tempo rispetto agli altri Paesi Ue: “Bisogna, e il ministro Calenda lo sa, riprendere il passo del gioco che si svolge attorno a noi. Siamo rimasti indietro, ma stiamo accelerando – sottolinea Micossi – Ci sono condizioni positive, ma senza uno sforzo intenso e ben coordinato non chiuderemo il gap. Servono una strategia e un approccio strategico pluriennale: oggi abbiamo la strategia per la crescita digitale 14-20 e quella per la banda ultralarga”.

“Le iniziative devono avere carattere sistemico, e le iniziative pubbliche devono essere abilitanti sia per il pubblico sia per il privato, e devono essere chiari i rapporti tra le varie aree di intervento: le misure devono avere carattere orizzontare, essere trasversali e interoperabili”.

Nella propria strategia, inoltre, l’Italia non può permettersi di discostarsi dalle priorità fissate in sede europea: “Non si può commettere l’errore di ignorare la commissione europea, prendendo treni sbagliati – aggiunge Micossi – Si deve guardare lungo, essendo presenti nella definizione delle strategie europee. In un quadro di governance efficiente, che richiede impegno politico costante, con un responsabile unico e un mandato forte, responsabilità chiare e un sistema di reporting efficiente”.

Due le aree in cui secondo Micossi non si sta investendo abbastanza, anche nell’ambito pubblico: standardizzazione e interoperabilità delle soluzioni da una parte, e cybersecurity dall’altra. “Una nuova direttiva Ue richiede una serie di iniziative sulla sicurezza informatica, e noi dovremmo anticiparne il recepimento, oltre a razionalizzare i centri elaborazione dati della PA”.

Quanto all’e-government, l’obiettivo secondo MIcossi è di “arrivare un sistema di open data della Pa, basata sull’interoperabilità dei dati, che può dare la possibilità concreta di usare le nuove tecnologie per dare servizi a valore aggiunto”. Altro pilastro della crescita digitale italiana può essere secondo Assomime l’e-commerce: “Ma c’è da costruire la fiducia delle persone – conclude Micossi – In Italia tendiamo a reagire all’ultimo incidente facendo una norma stupida: avere una strategia può difenderci da questa prassi, e consentire alle Pmi di scoprire come utilizzare e trarre vantaggio dalle piattaforme online”.

Ultimo punto qualificante di una strategia nazionale per la crescita digitale individuato da Assonime è una strategia l’esigenza di una politica industriale integrata, superando la frammentazione e la disorganicità degli interventi. Per questo l’associazione auspica “un’alleanza nazionale per l’innovazione, valorizzando i ruoli complementari che possono essere svolti in favore delle Pmi da università, centri di ricerca e associazioni imprenditoriali”

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