Da piattaforma per mettere in contatto gli amici e condividere foto a editore di notizie e marketplace: Facebook si è profondamente trasformato negli anni. In un’intervista col Wall Street Journal, Chris Cox, chief product officer di Facebook, e Sheryl Sandberg, chief operating officer, parlano del nuovo ruolo del numero uno dei social network.
Il primo punto che la Sandberg è chiamata a chiarire è se oggi Facebook sia una media company, un sito di news. La Sandberg riconosce che le regole della community di Facebook, per esempio la rimozione di materiale sensibile, possono a volte subire delle deroghe in nome del valore storico di alcune testimonianze. E’ accaduto con una foto delle atrocità commesse in Vietnam, prima rimossa e poi re-inserita dallo staff del sito social. Anche alcune controverse dichiarazioni del candidato presidenziale Usa Donald Trump sono state lasciate. D’altro canto, secondo l’azienda contenuti che inneggiano a violenza e discriminazione sono sempre eliminati. Sulla definizione di “news site”, Cox fa però dei distinguo. Facebook non scrive articoli, non fa giornalismo; è un’azienda tecnologica che mette a disposizione strumenti online. Tuttavia è la piattaforma dove molte persone si informano e ciò richiede da parte di Facebook l’assunzione di una precisa “responsabilità”.
Ciò è ancora più vero quando vengono postati sul sito dei video. Facebook oggi ha dunque bisogno di strumenti tecnologici più robusti per controllare che cosa gli utenti mettono in bacheca? Per Cox sì, ma occorre sviluppare anche strumenti facili e accessibili con cui gli utenti stessi denunciano contenuti inappropriati. Sono aree in cui Facebook investe e continuerà a investire, soprattutto per migliorare il sistema che assegna la priorità al monitoraggio e eventuale rimozione di alcuni contenuti rispetto ad altri.
Per la Sandberg resta fermo il valore di Facebook come piattaforma che veicola la più grande varietà di voci e opinioni su qualunque tema: “Facebook amplia il numero e il tipo di fonti di notizie cui un utente può attingere, anche le più disparate. Perciò nel nostro news feed ogni giorno non c’è una sola fonte, non è una manciata di persone che parla, ma un ventaglio vastissimo”. E se il WSJ chiede se a volte su Facebook non finiscano per prevalere alcune voci rispetto ad altre e se forse il sito non dovrebbe intervenire ripristinando l’equilibrio, per la Sandberg non ci sono dubbi: “Con Facebook le persone sono esposte a una varietà di punti di vista molto maggiore che in passato, non minore”.