“La situazione dei call center in Italia è drammatica perché i committenti, le più grandi aziende italiane, hanno scientificamente fatto un lavoro violentissimo di abbassamento dei prezzi, spesso indicando la necessità di delocalizzazione ai fornitori e definendo una situazione emergenziale per tantissimi lavoratori che già fanno un lavoro non particolarmente ben pagato e che hanno anche 40- 45 anni. Questa cosa è intollerabile”. Ad affermarlo, nel corso del suo intervenendo alla presentazione di ‘Scenari industriali’ del Centro studi confindustria, è il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda dopo aver incontrato i sindacati confederali.
“Se non riusciamo a correggere queste storture – sottolinea Calenda -, questa cosa genererà situazioni gigantesche. Stiamo facendo un lavoro per indurire molto le normative contro le gare sotto il costo del lavoro. Per fare una lista ‘Blame o shame’ delle grandi aziende che dicono di fare corporate social responsability e poi fanno questo tipo di operazione. E’ intollerabile”. In questo ambito il lavoro “di Confindustria, delle associazioni e dei sindacati è molto importante”.
Nei giorni scorsi il ministro ha annunciato che nella legge di bilancio verranno introdotte nuove norme sui call center con un rafforzamento delle sanzioni, la responsabilità dei committenti e ammortizzatori sociali. “Mi piacerebbe inserire le nuove norme nel primo decreto utile ma probabilmente – ha detto Calenda – verranno inserite nella legge di bilancio. Stiamo cercando di capire quale possa essere il veicolo più veloce. Abbiamo iniziato un forte lavoro di controlli a norme vigenti e metteremo dentro norme per il rafforzamento delle sanzioni, per la responsabilità dei committenti e per gli ammortizzatori sociali. In pendenza di questo – ha aggiunto Calenda – abbiamo già detto alle società che se dovessimo verificare anomalie, oltre alle sanzioni renderemo pubblici i nomi”.
Il governo studia dunque strategie per affrontare le crisi che affligge il settore – i sindacati lanciano l’allarme su 80mila posti a rischio . Due i nodi da sciogliere. Il primo: molti hanno i call center all’estero perché il lavoro costa meno. Il secondo: le gare al massimo ribasso, in cui vincono le società che non applicano il contratto collettivo che prevede un salario orario di 17 euro lordi.
Calenda e la viceministra Teresa Bellanova lavorano a una “black list”, un elenco delle aziende, sia private sia a controllo pubblico, che assegnano appalti a un costo inferiore dei minimi contrattuali. Una pratica che porta alla successiva delocalizzazione. “Non è un atteggiamento corretto per le aziende — evidenzia Calenda — che devono essere sempre attente alla loro responsabilità sociale”.