Dal Covolo: “Ci vuole una Carta universale dei valori digitali”

Intervista al rettore della Pontificia Università Lateranense: “E’ necessario aprire un confronto sull’economia sociale digitale”

Pubblicato il 09 Nov 2016

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“Ogni nuova tecnologia porta con sé cambiamenti nei comportamenti umani. Cambiano le modalità di relazione tra le persone, si modificano di conseguenza le società in cui esse vivono, le aggregazioni, l’economia stessa ne sono profondamente trasformate. Siamo nel pieno di questa rivoluzione digitale e la Chiesa è giustamente attenta a quanto, nel cambiamento, è rispettato il primato che spetta alla persona, alla sua libertà”, osserva Enrico dal Covolo, magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense.

Per questo sostenete l’esigenza di una “economia sociale digitale”?

Sì, l’economia sociale digitale interessa la Chiesa. Ecco perché la Pontificia Università Lateranense la scorsa settimana ha dedicato al tema uno specifico convengo (di cui anche Corcom ha pubblicato il resoconto, n.d.r).

Che cosa può dire la Chiesa all’Economia sociale digitale?

La Chiesa si fonda nella condivisione della vita reale, nel dialogo incessante, degli apostoli con Gesù Cristo. Nata nel dialogo, la Chiesa è pertanto per sua natura digitale, da sempre realizzando nella comunione ecclesiale la pienezza di scambi a cui tende il dialogo digitale.

Da molte parti si levano voci che chiedono forme e regole nel dialogo digitale. Qual è la posizione della Chiesa?

Come Pontificia Università Lateranense, luogo di ricerca e formazione, ci siamo posti il problema. Ma non è compito nostro e nemmeno della Chiesa fissare in questa materia norme e regole che pure riteniamo sempre più necessarie. Siamo invece attenti alle implicazioni che gli scambi che avvengono nelle Rete, sia quelli interpersonali sia quelli socialmente strutturati, siano eticamente corretti.

Voi avete invitato a Convegno i grandi protagonisti della rivoluzione digitale. Sono loro i vostri interlocutori?

Essi sono alcuni degli operatori più importanti attraverso cui si compie questa grande e straordinaria innovazione. Con essi vogliamo aprire una riflessione che speriamo sia proficua per tutti. Ma in senso pieno e più generale noi consideriamo nostro interlocutore, anche proprio a partire e attraverso questo Convegno e a quanto speriamo ne possa scaturire, l’intero mondo che è già contagiato dalla rivoluzione digitale: dal singolo fruitore della Rete, ai partecipanti alle sempre più numerose famiglie “social”, alle piccole e gradi realtà economiche che ormai operano digitalmente.

Praticamente, quale obiettivo vi proponete?

La Chiesa si pone di fronte al dialogo digitale con una propria matrice semantica e valoriale. Essa è attore appassionato dell’eticità della comunicazione e della verità che deve animarla. Con questo convegno la Pontificia Università Lateranense ha inteso comunicare la volontà di farsi promotrice della redazione di una Carta Universale dei Valori Digitali.

Come intendete realizzare questo obiettivo?

In primo luogo dando una sede e una casa alla Carta: per la sua elaborazione e per il suo radicamento culturale. È un lavoro che non faremo da soli. Già oggi abbiamo iniziato un confronto che sarà utile materiale di riflessione. Ce ne saranno altri.

*Il Comunicatore Italiano

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