Android non ha abusato di posizione dominante né creato danni alla concorrenza. Anzi, ha favorito il mercato di app e smartphone, in termini di sviluppo e aumento della qualità, e le accuse di chiusura ed esclusività non sono fondate e si basano su un approccio pericoloso. È questo il senso della terza risposta inviata alla Commissione Europea da Google, finita nel mirino dell’Antitrust Ue per il funzionamento e la struttura del suo sistema operativo mobile e open source.
Lo spiega in un blog post Kent Walker, senior vicepresident e general counsel di Big G, rispondendo punto per punto ai rilievi arrivati da Bruxelles. “Quando abbiamo lanciato Android (2007, ndr) gli smartphone erano una costosa rarità e abbiamo voluto cambiare questa situazione, per stimolare l’innovazione e ampliare le opportunità di scelta per i consumatori: ha funzionato”, afferma Walker ricordando i 24mila device che utilizzano l’OS e spiegando che Android “non è una strada a senso unico, piuttosto un’autostrada con più corsie tra cui scegliere”. Il sistema operativo di Google, sostiene nel post, “bilancia attentamente gli interessi di utenti, sviluppatori, produttori di hardware e operatori di reti mobili e non ha danneggiato la concorrenza, al contrario l’ha accresciuta”.
“Impossibile ignorare la concorrenza di Apple” – Il senior vp di Google scende poi nel dettaglio delle questioni sollevate dall’Unione Europea, criticando l’approccio di Bruxelles al mercato in quanto “basato sull’idea che Android non competa con Apple. Non la vediamo così e crediamo che non la vedano così nemmeno Apple o i produttori di telefoni o gli sviluppatori. Anche l’89% di coloro che hanno risposto all’indagine di mercato avviata dalla Commissione ha confermato che Android e Apple sono in competizione tra loro”. Come capitato con Shopping e Adsense, la risposta di Google mette dunque in discussione il disegno che Bruxelles fa del contesto competitivo: “Ignorare la concorrenza con Apple significa non cogliere la caratteristica distintiva dell’attuale scenario degli smartphone”.
“Standard minimi aiutano la qualità. Nessuna chiusura” – Il secondo punto principale della risposta di Google esprime invece “preoccupazione” per il fatto che “i risultati preliminari della Commissione sottostimino l’importanza degli sviluppatori e i pericoli della frammentazione in un ecosistema mobile”. Walker difende il sistema operativo spiegando che gli sviluppatori hanno “bisogno di un framework stabile e coerente per poter lavorare” e che qualunque produttore di telefoni può scaricare Android e modificarlo a piacimento. Questa flessibilità, avverte però Walker, “rende Android vulnerabile alla frammentazione, un problema che in passato ha colpito altri sistemi come Unix e Symbian”.
Google è insomma spaventata che consentendo a chiunque di modificare il tuo codice sia difficile, se non impossibile, garantire una versione comune e coerente del sistema operativo. Bisogna ricordare che su Android la compagnia investe milioni di dollari ogni anno e, quindi, essere troppo aperti significa non solo mettere a rischio la coerenza dell’ecosistema come sottolinea Google, ma anche non valorizzare il know how e il lavoro a monte.
La preoccupazione della società è che nel momento in cui si usa Android per smartphone le app che girano sul sistema operativo siano compatibili e perfettamente funzionanti. Secongo Google, cioè, i livelli di compatibilità di app e smartphone con i sistemi Android che non piacciono all’Unione Europea danno invece ai produttori di telefoni “ampio spazio di manovra per realizzare dispositivi che si diversifichino a partire da questa base comune, il che spiega perché vedete un universo tanto variegato di dispositivi Android – spiega Walker -. Questa è la chiave: i nostri accordi di compatibilità volontari rendono possibile la varietà, offrendo allo stesso tempo agli sviluppatori la tranquillità di creare applicazioni che funzioneranno senza problemi su migliaia di telefoni e tablet diversi. Questo equilibrio stimola la concorrenza tra diversi dispositivi Android, così come tra Android e iPhone di Apple”.
Secondo Bruxelles questi elementi configurano al contrario una situazione di chiusura ed esclusività. Idea che Google respinge con fermezza: “Le norme di compatibilità di Android aiutano a minimizzare la frammentazione e sostengono un ecosistema sano per gli sviluppatori. Gli sviluppatori sono preoccupati dalla frammentazione e i nostri concorrenti con piattaforme proprietarie (che non affrontano lo stesso rischio) ci criticano regolarmente per questo”. Secondo Google la proposta della Commissione rischia di rendere la frammentazione ancora peggiore, danneggiando la piattaforma Android e la concorrenza tra dispositivi mobili.
“Utenti e produttori possono fare ciò che vogliono” – Terzo punto, ma non per questo meno discordante, è quello legato all’offerta di alcune app di Google come parte di una suite negli smartphone di default. Il colosso americano fa notare che “nessun produttore è obbligato a pre-installare alcuna app di Google su un telefono Android” e che offrire ai produttori una suite di app serve a consentire a chi acquista uno smartphone di “accedere a un insieme già noto di servizi di base”. I concorrenti di Android, come l’iPhone di Apple o il Windows Phone di Microsoft, “non solo fanno lo stesso, ma consentono anche una possibilità di scelta di gran lunga inferiore sulle app di cui sono dotati i loro telefoni”, evidenzia Walker che ricorda come su Android le app di Google tipicamente siano meno di un terzo delle app preinstallate sul dispositivo. O comunque occupano solo una piccola frazione della memoria del dispositivo.
Nella lettera inviata a Bruxelles si sottolinea poi che il consumatore può disabilitare ognuna delle app Google in qualsiasi momento e “caratteristica unica, i produttori di hardware e i carrier possono preinstallare app concorrenti insieme alle nostre”. Google è convinto dunque che in termini di concorrenza non ci sia preclusione e che la sua policy mantenga inalterata la libertà degli utenti di scegliere quali app scaricare e utilizzare. La distribuzione congiunta di Search, Chrome e Play telefoni è secondo Big G “una soluzione efficiente per tutti: abbassa i prezzi per i produttori di telefoni e per i consumatori, permettendoci allo stesso tempo di sostenere gli ingenti investimenti che facciamo in Android e Play”.
Il post di Google descrive Android come “da qualsiasi punto di vista, la piattaforma più aperta, flessibile ed eterogenea tra le piattaforme di mobile computing” paventando il rischio che l’approccio della Commissione sconvolgerebbe questo equilibrio e trasmetterebbe un messaggio non intenzionale a favore delle piattaforme chiuse rispetto a quelle aperte. Tutto questo porta a “minore innovazione, minore scelta, minore competizione e prezzi più alti”. Praticamente gli effetti che invece sul mercato secondo Bruxelles starebbe provocando l’OS di Google. Questo botta e risposta non fa intravedere molti margini di accordo e il muro contro muro appare destinato a proseguire. Ma queste lettere e contro-lettere potrebbero anche essere il più classico dei giochi delle parti. Ulteriori sviluppi non mancheranno.