Storie vere dal campo di battaglia tra il mondo dell’impresa che vuole produrre sviluppo e occupazione e la cultura della burocrazia arroccata sul cavillo e su condotte perfino illegittime. La gestione dei bandi con fondi europei per favorire la ricerca e la competitività delle imprese della Regione Lazio sono ancora una volta l’epicentro dello scandalo. Storia numero uno: bando co-research bandito nel 2010 (ed ancora non liquidato completamente) da Filas ora LazioInnova.
Ricevo una telefonata di una funzionaria di LazioInnova circa diciotto mesi dopo aver chiuso e sottomesso tutta la documentazione con gli investimenti del progetto e mi viene chiesto: “Per quanto riguarda le spese fatte con organismi di ricerca deve produrre la relazione delle università”. Mi affretto a far notare che il bando e il regolamento non prevede questo adempimento. “ C’è, invece, nel regolamento adesso le dico esattamente dove”, mi viene risposto. Lungo silenzio da parte del mio interlocutore rotto da un’affermazione di colpa: “ è vero il regolamento non prevede questo adempimento.
Ma non ci importa nulla o lo produce oppure noi tagliamo il costo e lo riteniamo non ammissibile con la relativa perdita del contributo a fondo perduto. Poi se non le sta bene faccia ricorso al giudice ed ottenga da lui il ristoro”. Capito bene con quale burocrazia hanno a che fare le imprese. Ma una burocrazia che agisce contro la legge è la cosa più pericolosa che possa capitare in uno stato di diritto, perfino più pericolosa della presenza della mafia o della camorra.
Storia numero due: bando Insieme per Vincere bandito nel 2013. Una impresa chiede via mail a un funzionario di LazioInnova la cumulabilità del nuovo credito di imposta del governo Renzi entrato in vigore nel 2015 con gli incentivi del bando regionale. Gli viene risposto via mail che non c’è alcun problema al cumulo trattandosi di due incentivi aventi natura diversa e che solo la legge nazionale può eventualmente porre limiti al cumulo.
L’impresa trasmette la sua regolare documentazione e i funzionari di LazioInnova gli tagliano tutti gli investimenti relativi al 2015 perché non cumulabili con il credito di imposta. L’ignoranza è tale che vengono tagliate anche le fatture relative a prestazioni di liberi professionisti che per la legge fiscale non sono ammissibili al beneficio del credito di imposta. Insomma il caos, in LazioInnova la mano sinistra non sa cosa fa quella destra e le imprese smettono di investire ed assumere.