Che qualcosa non vada nei sondaggi elettorali non è una novità. L’elezione di Donald Trump ha piú clamore non solo perchè concerne gli Usa. Alla sorpresa hanno contribuito sia la qualità del risultato in sé, com’è pure lo scarto clamorosamente alto fra la previsione dei sondaggi ufficiali e la realtà delle urne. Eppure il risultato era nell’aria. I sondaggi attraverso la rete, quelli che proteggono l’anonimato degli interrogati, hanno infatti dato costantemente in vantaggio Trump su Clinton, con differenze a due cifre. Di questo dato i sondaggi ufficiali non hanno evidentemente tenuto alcun conto. I medesimi sondaggisti davano per certo il flop di Trump sin dalle primarie.
I sondaggisti avrebbero dovuto chiedersi perché invece il tycoon superò già il primo scoglio con margini clamorosi. I sondaggisti hanno snobbato la realtà proveniente dal web. La spiegazione puó essere in quell’aggettivo – imbecilli – lanciato da qualche tempo dalle stanze accademiche verso il popolo della rete. Se cosí fosse, sarebbe un’altra riedizione dello scontro fra penna biro e tastiera, che sembrava esaurirsi per forza di cose. Vien fatto di pensare che la cultura ufficiale rifiuta di capire che ogni singola tastiera è fonte di notizie per le rimanenti e, allo stesso tempo, un vaglio per le informazioni provenienti dalla rete. Questo meccanismo elementare prescinde dalla qualità dei dati immessi o ricevuti. I prossimi candidati non potranno fare a meno di tenerne conto. Sarà tuttavia consigliabile ricordare che la capacità di analisi delle masse è da sempre molto piú attendibile di quanto ci si aspetti. Se ciò non fosse vero non si spiegherebbe l’incessante cammino verso il progresso. E il web è parte considerevole del progresso, a dispetto degli imbecilli e degli intellettuali.