Google: “Le Ngn in Italia? Vanno fatte prima al Sud”

Il vice president europeo D’Asaro Biondo: “L’attenzione è concentrata sulle aree metropolitane già servite dalla banda larga. Ma se si vuole sviluppare l’economia dei servizi bisogna puntare su Mezzogiorno e aree a fallimento di mercato”

Pubblicato il 05 Ott 2010

La nuova crociata di Google si chiama cloud computing e il colosso
di Mountain View è pronto non solo a dimostrarne tutti i benefici,
soprattutto per le pmi, target di riferimento sul mercato italiano,
ma anche a collaborare con gli operatori telco per creare sinergie.
Lo afferma il vice president europeo dell’azienda, Carlo
d'Asaro Biondo, intervistato da Il Sole 24 Ore: “Il cloud
computing permette alle imprese di trasformare l'information
technology da un costo fisso a uno variabile, con tempi di messa in
opera rapidissimi e un'affidabilità del 99,9%”, sottolinea
il manager.

In Italia il mercato del cloud sta crescendo rapidamente e ormai
parliamo di una tecnologia matura, con un software che si integra
con diverse piattaforme. Tuttavia, questa è una filosofia legata
alla banda larga e quindi alla realizzazione delle nuove reti.

Che cosa pensa D’Asaro dell’acceso dibattito in corso in Italia
sul tema dell'Ngn? 
”Vedo che si sta puntando molto sulle
aree metropolitane, dove le aziende sono già servite, ma
paradossalmente è nelle aree a fallimento di mercato, al Sud,
nelle campagne, che bisogna puntare, per servire anche i
consumatori e sviluppare quella leva potentissima per
l'economia che è l'ecommerce”, risponde il manager di
Google. 


Telecom Italia deve temere l'affondo del colosso Usa? “Non ci
sentiamo in concorrenza con gli operatori telefonici",
chiarisce D'Asaro Biondo. "Loro fanno hosting dei
contenuti e noi in questo caso forniamo i software che in qualche
modo danno senso a questi hosting. La strada giusta da imboccare è
la cooperazione, come in parte già avviene, perché se si lavora
separati si rischia di fare un danno al Paese, perdendo il treno
della crescita. Siamo pronti a offrire prodotti comuni a quelli dei
gestori telefonici, anche mettendoci ‘dietro’ a queste aziende,
quindi senza comparire come marchio, con soluzioni ‘powered by
Google’, ma anche in totale anonimato, perché ci interessa che
le persone vadano su Internet”.

Google strizza dunque l'occhio al mondo delle aziende e si
candida a diventare un nuovo partner informatico per la clientela
business, ma le difficoltà legate alla limitata diffusione della
banda larga e a un tessuto come quello italiano fatto da
micro-aziende che potrebbe finire per accontentarsi dei servizi
gratuiti, senza passare a quelli premium, emergono anche dalle
parole del nuovo country manager di Google Enterprise Italy,

Luca Giuratrabocchetta.

Non mancano grandi nomi che hanno già scelto Google per i servizi
enterprise: Intesa Sanpaolo, Permasteelisa, Roberto Cavalli o
Fracarro, che hanno abbandonato, in parte o totalmente, i loro
vecchi sistemi di information technology – tra posta elettronica,
motori di ricerca interni e piattaforme video – per passare a
Google nella sua versione enterprise. Una preferenza che, nel
mondo, è già stata espressa da 3 milioni di società. 
Per il
marketing si chiama Google Apps Premier ma il nome magico è cloud
computing, la migrazione di programmi e servizi sul web con un
taglio dei costi fino al 70%, spiega ancora Il Sole 24 Ore. Facile
capire perché: al prezzo di 40 euro l'anno un account
professionale di Google dà diritto a una casella email con 25 giga
di spazio (contro i 7 di quella consumer), una piattaforma Voip con
la traduzione istantanea in 42 lingue, la videochat, una suite per
la creazione di mini siti web e i Docs per lavorare su documenti e
presentazioni. Oppure l'autenticazione a due fattori, con una
password fissa e una "usa e getta" spedita via sms. Tutto
non (troppo) dissimile dalle applicazioni gratuite al netto di
un'importante differenza: il supporto telefonico e via mail 24
ore su 24, per sette giorni alla settimana.


“Con il cloud computing si risparmia perché si eliminano di
colpo spese per decine di migliaia di euro partendo semplicemente
dall'adozione di Gmail”, spiega Giuratrabocchetta,
“eliminando i server di posta e lo storage, la manutenzione
dell'hardware, gli aggiornamenti software o la necessità di
backup/disaster recovery. Facciamo tutti noi”. Con un taglio dei
costi che parte dai 30mila euro, a seconda della tipologia di
sistema informativo.


E la sicurezza? Resta uno dei fattori di resistenza più duro a
morire tra le imprese, come se avere il computer sotto la scrivania
fosse di per sé garanzia di protezione. “Il tema della sicurezza
è ovviamente una delle nostre priorità”, garantisce
Giuratrabocchetta, “basti pensare che da tre anni Google ha
acquistato Postini, società specializzata in security”.


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