IL CASO

La Cina “spia” 700 milioni di smartphone Android

Individuato dagli esperti di Kryptowire un software preinstallato su device che montano l’Os di Google: ogni 72 ore inviati a Pechino dati su spostamenti, contenuto di sms e rubrica telefonica. Esplode il caso degli iPhone che si spengono e non si riaccendono

Pubblicato il 15 Nov 2016

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Un software preinstallato su alcuni smartphone Android consente di controllare a distanza gli spostamenti degli utenti, le persone con cui parlano al telefono e i testi degli sms che inviano e ricevono. E i dati verrebbero inviati ogni 72 ore in Cina. A sollevare il caso è il New York Times, rivelando la scoperta di un gruppo di esperti di sicurezza statunitensi.

Quello che non è ancora chiaro è se si tratti di una vera e propria attività di spionaggio, quindi messa a punto dal governo di Pechino a scopo di intelligence, o di un monitoraggio che ha invece essenzialmente scopi di marketing, che potrebbe cioè servire a sfruttare dal punto di vista commerciale le informazioni acquisite senza il consenso dei consumatori coinvolti.

Ad aver messo a punto il software è la Shanghai Adups Technology Company, che ha già ammesso che il suo prodotto è installato su 700 milioni di device tra telefoni cellulari, auto e altri dispositivi “intelligenti”.

A scoprire la vulnerabilità è stata Kryptowire, che ha verificato come il software sia in grado di trasmettere l’intero contenuto dei messaggi di testo, la lista dei contatti, il registro delle chiamate, le informazioni sul luogo dove gli utenti si trovano e altri dati a un server cinese. Adups, secondo la ricostruzione del quotidiano newyorkese, avrebbe intenzionalmente ideato il software per aiutare un produttore cinese di telefoni, di cui non si conosce il nome, a controllare il comportamento degli utenti.

Ma secondo un documento di spiegazione inviato da Adups a un produttore statunitense di telefoni, la Blu Products, quella versione del software non era destinata ai telefoni statunitensi. Secondo il suo sito, Adups fornisce il proprio software a due dei maggiori produttori di telefoni al mondo, Zte e Huawei, entrambi cinesi. “Abbiamo condotto un’indagine approfondita e possiamo confermare che nessun dispositivo Zte in Italia è interessato dalla questione – spiega il produttore cinese -. La sicurezza e la privacy dei propri clienti rappresentano una priorità assoluta di Zte. Continueremo a garantire la privacy e la protezione dei dati dei nostri clienti.”

Intanto in Cina emerge un nuovo caso, denunciato dalla “China consumers association”, che ha denunciato di aver ricevuto un numero importante di segnalazioni d utenti di iPhone 6 e 6s che si sarebbero spenti e chenon sarebbe più stato possibile riaccendere. “Dal momento che quest modelli di smartphone contano in Cina su un numero considerevole di utenti – si legge in una nota dell’associazione dei consumatori – e che si sono già verificati in molti casi questo generei di problemi, la China Consumer Association ha già inoltrato una richiesta di chirimenti a Apple”.

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