Confindustria: per l’innovazione serve 1 mld di euro all’anno

Gli industriali chiedono al governo di destinare risorse per la realizzazione di grandi progetti nazionali su temi strategici per il Paese. Bracco: “Rendere strutturale il credito di imposta”

Pubblicato il 05 Ott 2010

Uno sprone al governo italiano per rilanciare l’innovazione del
sistema Paese. È quello lanciato da Diana Bracco, presidente del
progetto speciale Ricerca e Innovazione di Confindustria, che
sollecita l’esecutivo, ma anche le istituzioni europee, a
"varare una politica per lo sviluppo fondata su ricerca e
innovazione, pur continuando a tenere alta l'attenzione sui
conti pubblici".

Intervenendo al convegno organizzato da Confindustria su
"L'Italia nell'Europa 2020", la Bracco sottolinea
che gli industriali hanno chiesto al governo di adottare "un
programma operativo di medio-lungo termine attraverso il Piano
Nazionale della Ricerca, con risorse finanziarie adeguate e certe
nel tempo". Nel complesso Confindustria ha proposto di
destinare "un miliardo all'anno di risorse per realizzare
grandi progetti nazionali di ricerca e innovazione su temi
strategici per il Paese e per rendere strutturale il credito
d'imposta in ricerca e innovazione".

L’esponente di Confindustria esorta a costruire "con il
documento 'Europa 2020' e con l'Innovation Action Plan,
una strategia che assegni alle imprese un ruolo da protagoniste.
Costruire la “Innovation Union” è una grande sfida per tutti
gli Stati membri, ma è anche una grande opportunità. “Le nostre
imprese – afferma la Bracco – vivono in Europa e nel mondo e hanno
bisogno di un contesto che le aiuti e che permetta loro di
competere ad armi pari con i concorrenti degli altri
Paesi".

E, in questo senso, la strada da seguire è quella americana,
"dove – afferma la Bracco – il presidente Obama ha presentato
il ‘Recovery act’, un ambizioso programma di trasformazione
dell'economia americana attraverso l'innovazione che
prevede investimenti non solo nell'automotive, ma anche in
energie rinnovabili, informatica sanitaria, ricerca biomedica,
puntando sul credito d'imposta".

Infine, Diana Bracco lancia la proposta "di candidare
l'Italia ad ospitare il futuro Tribunale di primo grado del
brevetto comunitario”. “La città di Milano – conclude – appare
la sede naturale in quanto il territorio genera un numero di
brevetti assimilabile ai territori nazionali più innovativi".

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