Innovazione in Campania non vuol dire soltanto Apple. Prima che qualche mese fa il gigante di Cupertino scegliesse l’università Federico II di Napoli per realizzare il proprio primo centro in Europa di formazione per sviluppatori di App, sul territorio campano esisteva già un ecosistema di open innovation che vede lavorare fianco a fianco le multinazionali della microelettronica, gli atenei locali, le startup, le associazioni degli imprenditori. A dimostrarlo, nella cornice più ampia delle iniziative realizzate da Neapolis innovation, c’è il caso del Neapolis innovation technology day, la cui quinta edizione si è svolta oggi nel sito di Arzano di StMicroelectronics e Micron. Il progetto nasce per mettere a sistema le principali istituzioni scientifiche e alcune multinazionali che operano in Campania sui temi della ricerca, l’innovazione e la formazione tecnico-scientifica nel settore della microelettronica.
Alla giornata hanno partecipato 16 aziende che hanno presentato in altrettanti stand sé stesse e i propri prodotti, sette team di studenti e ricercatori provenienti dai cinque atenei campani, oltre che in vincitori delle altre iniziative organizzate nel corso dell’anno nella cornice di Neapolis innovation.
Ai tre vincitori selezionati da un comitato tecnico scientifico composto dagli organizzatori sarà offerto un programma di affiancamento con i partner di Neapolis Innovation (coaching, stage in azienda, audit dei progetti tecnici, spazi di coworking) per contribuire a migliorare i progetti premiati con un percorso studiato “su misura” sulle singole soluzioni.
A premiare i vincitori Luigi Iavarone, di Confindustria Campania, che ha sottolineato come il modello Neapolis Innovation vada “esteso anche alle altre grandi aziende che hanno sede nella Regione. Questo – ha detto – è il modo più attuale per avviare l’innovazione e il trasferimento tecnologico”.
Ad aggiudicarsi il riconoscimento sono stati X-dom, soluzione per la domotica a basso costo che consente di monitorare via smartphone le utenze elettriche della casa, tutto in cloud e quindi senza bisogno di una centralina; CytoChip, il progetto di “Società tecnologie biomediche” per la realizzazione di dispositivi compatti per le analisi del sangue, utilizzabili anche da personale non altamente specializzato ad esempio nei paesi in via di sviluppo o nelle zone di guerra; e G.l.o.w., (prodotto da Na.Li.Lab). un braccialetto “smart” per la misurazione in tempo reale del livello di glucosio nel liquido interstiziale, ad uso dei pazienti diabetici.
Alla manifestazione aderiscono, insieme a Micron ed StMicroelectronics, multinazionali che operano nel campo dei semiconduttori, Confindustria Campania, Enea, Cnr, le cinque università che hanno sede sul territorio campano: la Federico II, l’università di Salerno, la seconda università di Napoli, l’università degli studi del Sannio, l’università degli studi di Napoli Partenope.
“L’open innovation qui si fa da tempo, ed è un modello di sviluppo e creazione di innovazione in modo efficiente ed efficace – afferma Giorgio Ventre, docente di sistemi di elaborazione delle informazioni al dipartimento di ingegneria elettrica e delle tecnologie dell’informazione all’Università degli studi di Napoli Federico II – I risultati stanno andando anche al di là delle aspettative, perché secondo gli ultimi dati Istat per la prima volta il Pil del Mezzogiorno sta crescendo più della media nazionale, grazie anche al contributo delle aree tecnologiche. Ora dobbiamo approfittare di una finestra di opportunità importante, grazie al piano del Governo su Industria 4.0, al progetto casa Italia per la messa in sicurezza del territorio, che può avere una ricaduta forte nel campo delle tecnologie, e al piano nazionale della scuola digitale, grazie al quale per la prima volta le nuove tecnologie entrano nella scuola”.
“Il nostro obiettivo è mettere in collegamento le grandi aziende con le piccole imprese del territorio attraverso le università – spiega Alan Smith (nella foto), site manager di Arzano per St microelecttronics – Gli studenti vengono, mostrano quello che hanno fatto, sono orgogliosi del loro lavoro, e sono veramente in gamba. Nel primo semestre di quest’anno eravamo dentro dieci corsi di laurea nelle cinque università campane con progetti sui microcontrollori, e questo testimonia l’interesse degli studenti e dei docenti. Ed è bello constatare che a qui ci troviamo di fronte a un contesto effervescente, che conta anche su buone ricadute occupazionali”.
“Il punto di forza di questa iniziativa è quella di riuscire a creare un contatto tra gli studenti, le piccole aziende e i grandi player del nostro settore – sottolinea Raimondo Castellucci, senior director of general administration di Micron Semiconductor Italia – Quando mondi così diversi per modelli organizzativi e attività entrano in relazione nasce una dinamica positiva per tutti, si creano grandi opportunità per tutta la filiera. I piccoli acquisiscono competenze e conoscenze, e i grandi vengono a contatto con idee che potrebbero essere vincenti in futuro. Alimentiamo un sistema fatto di relazioni, di eventi e collaborazione che potranno avere ricadute nel lungo periodo. A tutto vantaggio del territorio”.
“L’era dell’Internet of Things e dell’industria 4.0 ci fa superare problemi atavici del nostro paese, come quelli infrastrutturali. Oggi chiunque, purché ci sia cervello, e qui ce n’è a volontà, può far valere le proprie idee – afferma Carmelo Papa, amministratore delegato e direttore generale di St MIcroelectronics Italia – E’ il momento buono per avere un riscatto sul territorio. Qui in Campania ci sono buone università, i ragazzi hanno voglia di lavorare e anche grazie a questo si potrà recuperare molto dello svantaggio accumulato finora dal Paese e da questo territorio”.
“Mi sento parte di questa community, che ha l’obiettivo di raccogliere le migliori energie e i migliori talenti e valorizzarli: questo fa parte dalla nostra logica di policy maker – commenta Valeria Fascione, assessore all’innovazione, startup e internazionalizzazione della Regione Campania – Abbiamo risorse da investire in ricerca e innovazione tramite i bandi Fesr, ci crediamo, sappiamo quali sono le traiettorie tecnologiche e dov’è la domanda. Ora bisogna collaborare, lavorando sui settori innovativi che ci consentiranno di fare un salto in termini di competitività”.
“Come docente universitario quello che mi fa più piacere evidenziare è il collegamento che si è creato tra i corsi di studio, gli studenti, i neolaureati, i tirocinanti, le startup e le aziende più grandi – conclude Antonio Strollo, professore di elettronica all’Università Federico II e tra i promotori del Neapolis innovation technology day – In questo quadro la presenza di un ambiente universitario e di ricerca di un certo livello ha contribuito alla riuscita della manifestazione nel corso degli anni”.