La fusione tra Wind e 3 dovrebbe avere tra i suoi cardini una strategia di incentivo all’esodo, mirato all’efficienza e all’assunzione di nuove leve. Ma, secondo quanto risulta a CorCom, per ora non sarebbero previste politiche di licenziamenti. La strategia del nuovo Gruppo non avrebbe cioè in cantiere un taglio dei posti di lavori tramite esuberi, definito nei numeri, nel budget e nelle modalità.
Alcune indiscrezioni circolate ieri sera volevano le controllanti delle due società, Hutchison e Vimpelcom, pronte a mettere in atto un taglio di 1.500 posti, circa il 16% della forza lavoro tricolore, tra esodi volontari finanziati con 500 milioni nella prima metà del 2017 ed esuberi non volontari successivamente. Naturalmente, la politica di esodo volontario della nuova società potrebbe anche avvicinarsi a questi numeri. In ogni caso, attualmente l’obiettivo sarebbe quello di utilizzare incentivi e non coercizione, nei confronti di un numero compreso fra 600 e 1.000 dipendenti.
Le ipotesi di esuberi post fusione per i circa 9.500 dipendenti delle due società vengono definite “speculazioni” da fonti vicine al nuovo Gruppo interpellate dall’Adnkronos, che fanno notare come Wind abbia sempre fatto politiche di esodi incentivati, che quindi dovrebbero proseguire anche con la nascita del nuovo operatore unico. La strada dei licenziamenti non è necessarimente da escludere per il futuro, quando la fusione tra grandi Gruppi avrà superato il periodo di assestamento. Siamo comunque nel campo scivoloso delle ipotesi e bisognerà vedere cosa succederà nei prossimi mesi.
Il nuovo Gruppo diventerà il primo nella telefonia mobile in Italia con oltre 31 milioni di clienti e il secondo nel fisso, grazie a una clientela di 2,7 milioni di utenti. Lo scorso 7 novembre le due case madri hanno ufficializzato il completamento dell’integrazione delle attività nel Belpaese. Mentre lunedì ha preso forma la squadra di vertice che sarà guidata da Maximo Ibarra, che prevede tra i nuovi ruoli Dina Ravera come merger integration officer) e Stefano Invernizzi come chief financial officer.
Il nuovo operatore che ufficialmente da gennaio sbarcherà sul mercato dopo la fusione, punta a espandersi nella telefonia fissa dove 3 porta in dote una base clienti potenziali, perché privi di un pacchetto integrato, di circa 11 milioni. L’espansione nel fisso, spiegano all’Adnkronos, è però solo una delle tre gambe su cui si poggia la strategia messa a punto nel quartier generale del nuovo operatore il cui brand unico debutterà a inizio 2018. Gli altri due focus per Wind-3 sono la crescita nel mercato business e la volontà di non perdere la leadership nel mobile.