E’ assolutamente sbagliato dire che la colpa delle piccole e medie imprese è quella di non sapersi adeguare alle sfide digitali. E’ però innegabile che diventa fondamentale il ruolo dei facilitatori dell’innovazione, di quegli intermediari che hanno come missione favorire l’adozione di nuove tecnologie nelle aziende manifatturiere. Ciò che contraddistingue l’Italia, il secondo paese manifatturiero d’Europa, è la capacità del suo tessuto imprenditoriale di saper cogliere le sfide relative alle tecnologie di produzione, di processo, di prodotto.
Non ci si aspetta però da loro un repentino cambio di direzione verso il mondo digitale, uno switch-over che rinneghi il passato, bensì la consapevolezza che esistono opportunità da cogliere, che le tecnologie devono essere valutate e che un supporto esterno può essere d’aiuto su più fronti. Un esempio su tutti è T2i, agenzia per l’innovazione basata nel nord-est che de facto diventerà il primo Digital Innovation Hub del triveneto riconosciuto dall’iniziativa della Commissione Europea I4MS.
Grandi potenze di calcolo accessibili per le imprese e la più grande piattaforma digitale di Open Innovation (www.openisme.eu) sono alcuni degli esempi di servizi digitali ad alto valore aggiunto recentemente sviluppati. La rivoluzione digitale passa anche dalla formazione, dallo sviluppo delle competenze, dal networking e dal supporto alle start-up digitali e forse, mutuando una vecchia pubblicità e adattandola agli intermediari, il percorso è più importante della destinazione.