La crisi non risparmia il mercato dell'Information technology
in Italia che chiude il 2010 con una calo del 7,6% e un volume
complessivo di 19.271 milioni di euro, segnando un nuovo record
negativo dopo il -4,5% dell'anno scorso. Questi i dati
contenuti nell'Assintel Report 2010, ricerca annuale sul
mercato nazionale del software e servizi It, presentato oggi. A
fine 2010 mancherà all'appello circa un miliardo di euro
rispetto al 2009 che era già stato il peggiore dal 2001, evidenzia
il rapporto.
A picco l'hardware (-18,6%), in ripresa il software (+2,7%),
male i servizi (-3,8%). L'area Pc cresce nel numero di pezzi
venduti (+6,1%) a fronte però di prezzi che calano molto più
velocemente (-25%). Il sistema-Paese continua a perdere in
competitività a causa della mancanza di politiche strutturali di
investimento in innovazione.
Il dato italiano è peggiore rispetto alla media europea che segna
-6,3% mentre le altre economie internazionali sono già in
crescita: Nord America +2,5%, Giappone +0,6%, Cina +11,5% e India
+13,5%. I segnali di ripresa ci sono e sono collocati nel secondo
semestre ma "ci aspetta un lungo periodo di transizione –
indica Assintel, associazione nazionale delle imprese Ict di
Confcommercio – durante il quale il mercato sperimenta una
'nuova normalità' fatta di ridimensionamento degli
investimenti, contrazione delle risorse, ottimizzazione dei
processi; e la galassia delle imprese si sta contraendo, a
beneficio di una razionalizzazione dell'offerta".
"I numeri della crisi dell'IT italiano ci dicono che il
nostro sistema sta arrivando ad un punto di rottura – segnala
Giorgio Rapari, presidente di Assintel – occorre cambiare registro,
puntando su una vera e complessiva innovazione di tutta la
struttura socio-economica. Per fare questo serve un nuovo modello
di coesione, a partire dalla rappresentanza imprenditoriale per
arrivare ad un nuovo patto sociale per la crescita. E la politica
deve fare la sua parte".
Esaminando il rapporto, tutti i principali segmenti di mercato
mostrano il segno meno fuorché quello relativo alle famiglie, che
sale di un modesto +1,2% con 1.264 milioni di spesa in IT.
"Dato da leggere in modo più positivo di quanto appaia, a
fronte di una diminuzione media dei prezzi del -6,5%". Altro
segnale positivo è l'inversione di tendenza del segmento
banche che in qualità di maggior spender IT, rallenta la riduzione
degli investimenti passando dal -6,5% dello scorso anno al -3,7%
del 2010.
Segno rosso invece per tutti gli altri segmenti: in coda alla
classifica l'industria (-13,6%) e commercio-servizi (-12,7%),
seguiti da logistica e trasporti (-9%), Pa (-8,6%), Tlc (-7,7%),
assicurazioni (-5,6%), enti locali (-4,3%) e Sanità (-3,9%). A
livello dimensionale, la spesa IT nel settore business peggiora
rispetto al 2009 segnando un complessivo -8,2%. Le contrazioni
maggiori sono delle aziende più piccole: -13,7% per le micro,
-10,5% per le piccole e -9.9% per le medie imprese. In lieve
miglioramento la fascia alta degli spender IT, che risale di 0,2
punti segnando però un -6,4%.