Corrado Calabrò aveva definito le loro stime
"inattendibili". Così Vodafone, Wind, Fastweb e gli
altri operatori alternativi hanno deciso di chiedere a una società
esterna di certificare i loro numeri, ossia che l'aumento delle
tariffe di unbundling (quelle che pagano a Telecom per il passaggio
sulla vecchia rete in rame) peserà sui loro conti per 1,1 miliardi
di euro e non per poche decine di milioni come sostenuto da
Calabrò.
A confermare la tesi dei concorrenti di Telecom, si legge in un
articolo di MF, è stata Copenhagen Economics, una società
olandese di consulenza esperta del settore tlc. L'incremento
nei costi degli operatori alternativi, secondo Copenhagen
Economics, varia dai 45 milioni del 2009 ai 70 milioni di
quest'anno, ai 125 milioni del 2011, ai 200 del 2013 fino ai
250 milioni a partire dal 2015. Il totale fa 1,1 miliardi, la somma
di cui avevano parlato Fastweb e gli altri operatori
alternativi.
L'aumento di prezzo proposto dall'Authority, spiega
Copenhagen Economics, peserà per 700 milioni sulle vecchie linee
(gli attuali clienti degli Olo) e per 400 milioni sulle nuove linee
che saranno attivate da qui al 2015.
Intanto, oggi pomeriggio lo stesso Calabrò, che stima in 70
milioni l'impatto dell'aumento delle tariffe di unbundling
sugli operatori, avrà occasione di replicare durante
un'audizione in Senato. Giovedì prossimo Neelie Kroes,
commissario eurpeo dell'agenda digitale, deciderà sulla
delibera di aumento delle tariffe. Infine, l'amministratore
delegato di telecom, Franco bernabè, sarà ascoltato in
Commissione trasporti alla camera sul piano industriale della
società.