''Obbligatoriamente una parte dei proventi derivanti dalla
futura asta delle frequenze dovrà essere ri-dedicata al settore
dal quale provengono''. Lo ha dichiarato il ministro dello
Sviluppo economico, Paolo Romani, intervenendo al convegno
'Asstel'. ''Questo deve avvenire – ha proseguito
Romani – quando si libereranno le frequenze e sarà abbastanza
presto''.
In ogni caso “si deve tenere conto della realtà: attualmente non
ci sono frequenze a disposizione” ha detto il ministro ricordando
che “entro l'anno verrà digitalizzato il 70% del Paese: è
necessario quindi tenere conto delle reali possibilità e di chi le
frequenze oggi le possiede”.
Quanto all'incasso prevedibile, il ministro spera che
“l'asta sia la più alta possibile per lo Stato. Non mi
esprimo in cifre ma ricordo che la Germania, che comunque è
un'altra realtà, ha incassato oltre quattro miliardi”.
Comunque, ha concluso Romani, servono risorse per investire
nell'area delle Tlc”.
Sul tema è intervenuto anche il presidente Agcom, Corrado Calabrò
secondo cui parte dei proventi derivanti dalla futura asta delle
frequenze del dividendo digitale esterno ''devono andare
agli investimenti per la fibra ottica''. Intervenendo al
convegno di Asstel Calabrò ha proposto un meccanismo secondo il
quale alcune risorse che arriveranno dalla gara possano tornare al
settore ''magari attraverso la Cassa depositi e
prestiti'' per finanziare gli investimenti in fibra ottica,
necessari all'Italia che, da questo punto di vista,
''sta peggio di alcuni paesi dell'Africa
sub-sahariana''. Il numero uno dell'Agcom ha anche
riconosciuto che è nota
''l'attenzione del Tesoro su questo tema''.
"L'alta velocità trasmissiva porta un ritorno sul pil di
2/3 volte – ha ricordato -. Le frequenze sono indispensabili come
il pane' e csi possono e si devono liberare: il ministero della
Difesa non le usa, se ne parla da anni e il negoziato deve
assolutamente concludersi. Quanto alle Tv locali, se venisse
offerto un incentivo le libererebbero prima''.