Non basterà la tecnologia di quarta generazione ad alleviare i
problemi di capacità sulle reti mobili messe sotto pressione dal
boom dello scambio di dati. Le soluzioni al cosiddetto capacity
crunch sono altre, su questo le telco europee sembrano essere
d’accordo, e molte vedono nelle femtocelle la chiave per
potenziare la capacità dei propri network.
Il primo problema è però, ovviamente, la disponibilità di
spettro. Lo ha sottolineato Denis Gautheret, executive di Deutsche
Telekom, che ha aperto un panel del Broadband world forum di Parigi
dedicato alle problematiche delle nuove reti mobili. Gautheret ha
affermato che gli operatori non riusciranno ad implementare le reti
Lte se non hanno a disposizione spettro sufficiente.
La carenza di spettro è più grave nelle bande di frequenza più
basse, che sono le più idonee per i servizi di mobile broadband:
per esempio, ha notato Gautheret, la banda degli 800-MHz è 10
volte più efficiente dei 2.6-GHz (e infatti nella recente asta
tedesca dello spettro 4G, le aziende hanno speso molto di più per
aggiudicarsi le bande negli 800-MHz).
Al panel ha partecipato anche Jaime Lluch Ladron, il new technology
executive della spagnola Telefonica, che ha concordato col collega
tedesco sul fatto che l’Lte può aiutare a raggiungere con la
banda larga l’interno degli edifici se si usano le frequenze più
basse. Ma per Telefonica, ciò non basterà: non è una soluzione a
lungo termine. Quanto all’Lte a 2.6 GHz, per essere efficiente
deve essere implementato in celle più piccole e per questo
“Telefonica sta lavorando sulle picocelle al livello stradale e
sulle femtocelle basate su questa frequenza” ha spiegato Lluch
Ladron.
Del resto, la gran parte del consumo di dati mobili avviene
all’interno degli edifici, come ha fatto notare il presidente del
Femto Forum Simon Sauders: “Una vasta percentuale del traffico è
indoors” e salirà al 95% del totale nei prossimi anni. “Si
tratta di un tipo di traffico particolarmente difficile da servire
dall’esterno”, ha aggiunto Saunders. Di qui l’utilità delle
femtocelle: il presidente del Femto Forum ha rivelato che
attualmente costa tra 7 e 9 dollari trasportare 1 Gigabyte di
traffico su una rete mobile, ma sfruttando le femtocelle in zone
chiave gli operatori possono ottenere “una riduzione del costo
per bit nell’ordine di un fattore quattro”, ha assicurato.
Anche per Pierre Steiblen, business development director di
Qualcomm, le picocelle e le femtocelle sono tra le principali
opzioni per gli operatori che vogliono risolvere i problemi di
capacità. Usare le femtocelle nelle aree più difficili può
ridurre notevolmente la pressione sulla macro-rete e quindi
“anche gli utenti non serviti dalle femtocelle avranno una
migliore esperienza di navigazione”.
Ci sono altre soluzioni possibili al capacity crunch per gli
operatori, ha aggiunto Frederic Pujol, capo della Radio
technologies and spectrum practice di iDate: per esempio, far
pagare di più gli utenti che consumano molti dati. Vodafone in
Spagna e la finlandese Elisa già prevedono “pacchetti premium
per i clienti aziendali per dare priorità al loro traffico, e
questa è un'altra risposta al problema”, ha aggiunto Pujol,
riconoscendo tuttavia che “le piccole celle sono la prima via da
percorrere”, soprattutto se al tempo stesso si “scarica”
parte del traffico su WiFi.
Lluch Ladron di Telefonica non è d’accordo: l’offload del
traffico sulle reti WiFi potrebbe avere gravi conseguenze per gli
operatori telecom, perché “se i clienti hanno una cattiva user
experience con la connessione WiFi ci riterranno responsabili,
anche se non abbiamo alcun controllo sulle reti WiFi”.
Le questioni inerenti al futuro delle reti mobili non finiscono
qui. Riguardo all'Lte, i partecipanti al panel hanno messo in
luce un altro potenziale problema che deriva dal fatto che le telco
stanno attualmente implementando la tecnologia su bande di
frequenza diverse, con una frammentazione che potrebbe trasformarsi
in un “incubo”, secondo Pujol di iDate: “Occorrerebbe
armonizzare lo spettro dell’Lte nelle diverse aree del mondo”.