Doveva essere protagonista di una grande riforma, invece l’ex
Cnipa, diventato da dicembre 2009 DigitPA con una mission
rinnovata, è al palo dalla scorsa primavera. Ovvero da quando è
stato commissariato e nominato commissario straordinario l’ex
presidente Fabio Pistella. Da quel momento le
attività sono bloccate, in attesa delle redazione del piano
triennale al quale, stando a quanto risulta al Corriere delle
Comunicazioni, il dg Giorgio De Rita sta
lavorando.
Lo stop delle attività è causato anche dal fatto che molte
strutture sono scoperte, non avendo più dirigenti responsabili. A
soffrire della mancanza di una guida sono quelle dedicate
all’elaborazione dei pareri dei progetti della Pubblica
amministrazione centrale (praticamente il core business di
DigitPA), dei rapporti con Regioni ed enti locali e, infine, quella
dell’Spc, rimasta acefala dopo il trasferimento di Emilio
Frezza al Comune di Roma. A tentare di tenere insieme le
fila del coordinamento è rimasto solo il professore
Antonio Orlandi, arrivato lo scorso settembre.
Alla paralisi operativa va aggiunta la scarsità di personale: di
250 addetti ne sono rimasti 110. Per fare fronte alla carenza di
dipendenti proprio in questi mesi l’ente sta facendo nuove
selezioni. Ma a loro volta le assunzioni rischiano di non andare a
segno per del taglio dei fondi: per funzionare, DigitPA ha bisogno
di 15-18 milioni di euro all’anno per affitto, utenze e stipendi.
Peccato che la Finanziaria 2011 preveda solo 7 milioni di euro.
E se il ministro Brunetta contava sul fatto che al
fabbisogno finanziario l’ente potesse fare fronte mettendo sul
mercato prodotti e servizi, così non è stato. Finora, infatti,
non c’è alcuna struttura dedicata alla commercializzazione;
struttura che – manco a dirlo – per funzionare ha bisogno di soldi
e personale qualificato ad hoc. E, ad oggi, non ci sono né gli uni
né l’altro. “La paralisi di DigitPA è frutto della
‘filosofia’ di innovazione del ministro Brunetta che considera
l’amministrazione al pari di un’azienda privata – sottolinea
Antonio Crispi, segretario nazionale Fp-Cgil -. Ne
sono un esempio le intese siglate con aziende IT, che delegittimano
il ruolo di questo prezioso strumento. Il ministro dovrebbe avere
il coraggio di ammettere che così si depaupera quel patrimonio di
competenze qualificate che tanto ha fatto per la modernizzazione
del Paese”.
E sul destino di DigitPA si interrogano anche esperti del settore,
come dimostrano le considerazioni di Greta Nasi,
assistant professor del dipartimento di Analisi Istituzionale e
Management Pubblico della Bocconi. “È grave che DigitPA non
riesca a decollare – rimarca Nasi -. Una delle funzioni svolte,
infatti, era quella di armonizzare le best practice, appannaggio di
enti locali virtuosi, per lanciarle sul territorio nazionale con le
pratiche di riuso oppure con le Ali, alleanze locali per
l’innovazione. Se viene meno questa funzione il rischio è che
l’innovazione non venga rilanciata in aree svantaggiate”.
Il ruolo di “cane da guardia” dell’Ict pubblico serve ancora
dunque? Per la docente il discorso è più complesso. “Non si
tratta tanto di capire ‘chi’ debba prendere in capo la
governance dell’innovazione quanto il fatto che effettivamente ci
sia questa governance – puntualizza Nasi -. Il Cnipa lo ha fatto
bene in passato, ora può farlo anche DigitPA. Ma se così non
dovesse essere sia chiaro che serve una cabina di regia che governi
i processi innovativi, altrimenti l’Italia resta al palo”.
Ma cose dice il top management di DigitPA di questa empasse?
Contattati dal Corriere delle Comunicazioni hanno preferito non
rispondere alle domande “proprio perché la situazione è molto
delicata e gli ostacoli da superare non sono pochi”.
L'INTERVISTA/1
L'EX MINISTRO NICOLAIS: "Così si rischia il caos,
rilancio necessario"
"Senza un ente che svolga le funzioni che prima erano del
Cnipa ogni strategia di innovazione è destinata a
collassare". Non usa mezzi termini Luigi Nicolais, deputato PD
ed ex ministro della Pubblica amministrazione e Innovazione, per
commentare l’empasse in cui si trova oggi DigitPA.
Brunetta sembrava aver puntato molto sul rilancio dell’ex
Cnipa con la riforma di fine 2009, invece oggi DigitPA è in fase
stallo. Cosa non ha funzionato a suo avviso?
Onestamente stento a comprendere il perché questo ente sia stato
abbandonato a sé stesso. Tanto più che si occupava di temi
dirimenti per l’innovazione: la larga banda e
l’interoperabilità che sia io, ai tempi del mio ministero, sia
il mio predecessore, Lucio Stanca, ci eravamo impegnato a
rilanciare. Temi che il ministro Brunetta aveva inserito nel suo
nuovo programma, salvo poi sacrificarli su un non meglio
identificato altare.
Questa situazione che impatto avrà nei rapporti tra le
amministrazioni e le aziende, dato che uno dei ruoli di DigitPA è
proprio quello di fare da interlocutore tra le necessità del
comparto pubblico e le offerte dei fornitori di
tecnologia?
Il fatto che quel ruolo sia venuto meno è drammatico e getta tutto
il comparto in un caos totale. Faccio un esempio: il Cad del 2005
è stato elaborato con un forte contributo del Cnipa che ha
disegnato la cornice ideale entro cui l’innovazione si sarebbe
dovuta iscrivere, fornendo, dunque, alle aziende un prezioso
strumento di comprensione dei processi pubblici. Se viene meno
questa funzione le aziende perdono la bussola.
Se DigitPA langue, di contro l’Agenzia per
l’Innovazione torna a nuova vita…
Ma anche in quel caso si capisce poco quello che questo ente è
diventato o vuole diventare. Nata con funzioni di valutazione dei
progetti di privati interessati ad accedere ai fondi pubblici
nonché di messa a punto e diffusione di best practice, oggi non fa
né l’una né l’altra cosa. Anche io mi chiedo a cosa servire e
dove dovrebbe portare questo rilancio…
Esiste una ricetta per far tornare DigitPA agli antichi
fasti?
Credo che fondamentale elaborare un piano regolatore per la
digitalizzazione della PA sia sul piano hardware sia sul software.
Uno strumento di indirizzo armonizzato al Cad per trasformare
l’amministrazione in una sorta di Internet “navigabile” per
cittadini e imprese che DigitPA potrebbe prendere in carico.
L'INTERVISTA/2
VOLPI (LEGA NORD): "Stop al commissariamento, ma l'ente
sia meno pubblico"
Credo che ci debba essere maggiore chiarezza in merito a quello che
sta succedendo a DigitPA, dobbiamo sapere che ne sarà
dell’ente". Raffaele Volpi, deputato della Lega Nord e
membro della commissione Affari Costituzionali della Camera, chiede
chiarimenti su quello che sarà il futuro dell’ex Cnipa.
Onorevole Volpi che idea si è fatto di tutta questa
storia?
Guardi, io ho osservato con interesse alla trasformazione che ha
portato il Cnipa a diventare DigitPA con un mission rinnovata e
più aperta verso il mercato. Detto questo, aggiungo però che non
è più sostenibile questo stallo. È necessario sbloccare subito
il commissariamento e nominare gli organi direttivi, mettendo
l’ente in condizione di lavorare in un momento in cui è
economicamente urgente spingere l’acceleratore sui progetti di
innovazione. Ma oltre al lato operativo bisogna guardare con
attenzione anche a quello culturale.
In che senso?
La mia impressione è che DigitPA andasse ripensato in modo più
dinamico per quel che riguarda l’approccio al tema
dell’innovazione. Mi spiego: l’ente resta ancora troppo
“pubblica amministrazione” esso stesso. Questo lo porta a
considerare il comparto pubblico come qualcosa di “altro”
rispetto alle aziende private.
Invece non è così?
Credo di no. Non c’è molta differenza tra le resistenze
culturali che si incontrano nel management di una piccola impresa
davanti all’uso di nuove tecnologie rispetto a ciò che accade in
piccolo ente; così come si trovano gli stessi ostacoli nella
scelta della soluzione innovativa e nella sua armonizzazione con
l’organizzazione interna del lavoro e dei processi.
Se DigitPA iniziasse a pensare in quest’ottica potrebbe
rappresentare realmente un valore aggiunto nell’attuazione del
piano di modernizzazione che il ministro Brunetta ha messo in
campo.
Concretamente cosa dovrebbe fare DigitPA una volta messo in
condizioni di operare?
A questo proposito vorrei lanciare un’idea. A mio avviso quello
che serve al Paese oggi è un tavolo sull’innovazione pubblica
dove possano interagire tutti gli attori – pubblici e privati –
coinvolti ne processi, con l’obiettivo di elaborare una roadmap
che, partendo dalle buone pratiche già implementate, ci porti a
fare il tanto atteso salto nel digitale. E in questo tavolo l’ex
Cnipa potrebbe mettere sul piatto tutta la sua esperienza e
capacità di elaborare progetti ad alto valore tecnologico.