Sistemi e terminali non interoperabili impediscono la diffusione
del cloud computing: con questa consapevolezza settanta aziende
mondiali, tra cui nomi del calibro di Bmw, Shell e Marriott Hotels,
si sono unite nell’Open data alliance centre per chiedere ai
produttori di IT lavorare con un nuovo focus: la realizzazione di
standard unificati.
La richiesta arriva da aziende che rappresentano oltre 50 miliardi
di dollari di spesa IT e che possono quindi esercitare un certo
peso nelle decisioni dei produttori di IT. "Il vecchio sistema
non funziona più. Vogliamo pagare per quello di cui abbiamo
veramente bisogno, quando ne abbiamo bisogno”, afferma Andrew
Feig, executive director della banca svizzera Ubs sentito da Bbc
News.
L’alleanza vuole dare voce alle esigenze di tante aziende
chiamate a far fronte all’aumento esplosivo del numero di persone
che accedono a servizi e applicazioni online usando device
differenti, dai telefoni ai tablet computer. Il gruppo ha
predisposto un piano d’azione chiamato Cloud 2015 che chiede la
creazione di una nuvola “federata”, dove esistono standard
comuni sia per le aziende hardware che software. Inoltre, tutti i
device dovranno essere interoperabili se accedono ai servizi via
cloud.
"La tecnologia ha compiuto passi da gigante in pochissimi anni
e l’evoluzione ha portato sul mercato nuovi terminali e nuovi
servizi. Ma molte soluzioni sviluppate oggi dalle aziende It non
dialogano tra loro”, afferma Marvin Wheeler, presidente della
Alliance e chief strategist del provider di servizi cloud
Terremark. "Abbiamo bisogno di una voce unica tramite la quale
le aziende possano dire a chi fa computer equipment e sistemi
software come sviluppare i loro prodotti”.