Ibm rafforza le sue iniziative nel cloud computing per i clienti
della pubblica amministrazione americana, federale e locale. Con
l’offerta Federal community cloud il colosso di Armonk propone
un'infrastruttura It condivisa ma solo per utenti governativi.
Il prodotto permetterà alle agenzie federali di gestire programmi
e accedere a dati e sarà venduto con la formula dell’abbonamento
mensile.
La seconda iniziativa è rivolta invece alle amministrazioni
locali: si tratta della Municipal shared services cloud, per ora un
progetto pilota che fornirà software as a service fino a metà del
2011 (al progetto hanno già aderito diverse città negli Stati di
New York e Michigan); se la proposta avrà successo, Ibm inizierà
a vendere il prodotto come servizio, spiega David Cohn, che
gestisce i progetti cloud per la Pa di Ibm.
Ibm è consapevole non solo della crescente importanza del cloud
computing (che permette di accedere ad applicazioni e dati tramite
Internet) nel settore della pubblica amministrazione, ma anche
delle specifiche esigenze della Pa, spesso costretta a usare solo
nuvole private per motivi di sicurezza. La formula pensata da Ibm
è quella della community cloud: una cloud condivisa, quindi in
qualche modo pubblica, ma solo tra agenzie governative, a garanzia
della sicurezza. In questo modo si ottengono gli stessi risparmi
che offre una nuvola pubblica (maggiori rispetto a quelli che si
ottengono con le cloud private) ma rispettando le severe norme di
sicurezza del governo, sottolinea David McQueeney, chief technology
officer della Ibm federal government unit.
Le opportunità di mercato per Big Blue (e i suoi concorrenti) sono
molto interessanti: un recente studio condotto da Market Research
Media prevede che la spesa del governo Usa in cloud computing
crescerà a un tasso annuale composito di circa il 40% nei prossimi
anni, fino a raggiungere un valore di 7 miliardi di dollari nel
2015.