Vint Cerf: “Web al collasso in sei mesi, urge nuovo protocollo”

Nel mirino gli Isp responsabili di non aver pianificato il passaggio all’Ipv6. L’ultimo codice “vecchio stile” sarà assegnato nell’aprile del 2011

Pubblicato il 12 Nov 2010

La crescita di Internet potrebbe bloccarsi fra sei mesi.
L’allarme arriva dal padre del world wide web, Vint Cerf, e il
motivo è presto spiegato: sta finendo lo spazio per i nuovi
indirizzi. Gli indirizzi Ip sono codici numerici unici assegnati a
ciascuna pagina web o a ciascun computer, telefonino o device di
qualunque genere connesso a Internet. L’Ipv6 – la nuova
versione dell’Internet protocol – ha spazio per migliaia di
miliardi di indirizzi Ip unici, mentre la precedente versione,
l’Ipv4, secondo le stime, userà l’ultimo dei suoi 4 miliardi
di indirizzi a disposione a primavera del 2011.

Vint Cerf sostiene che se le aziende e gli Internet service
provider non si affrettano ad implementare l’Ipv6, sarà
difficile far arrivare nuove persone e nuovi device sulla rete.
“Sarà esattamente come cercare di vendere un telefono senza il
numero”, afferma Cerf sulle pagine del Financial Times.
“Sappiamo che lo spazio per gli indirizzi finirà, anche se non
sappiamo quando. Ma conosciamo quali saranno le conseguenze: non
può esserci più crescita finché non si implementa l’Ipv6”.
Pensiamo ad esempio alle smart grid: secondo la visione di Cerf,
non potranno essere realizzate se non si allarga il web con il
nuovo protocollo.

Il lavoro condotto da Cerf alla Stanford University e alla
divisione Darpa del dipartimento della Difesa americano negli Anni
’70 ha costituito le fondamenta dell’architettura tecnica su
cui poggia Internet. Dal 2005 Cerf lavora anche in Google come
chief Internet evangelist, aiutando l’azienda a sviluppare nuove
architetture, sistemi e standard per la nuova generazione di
applicazioni che girerà su Internet. Di recente, poi, il guru del
web si è dedicato alle campagne a favore dell’adozione e
diffusione dell’Ipv6 e si è anche incontrato con rappresentanti
della Casa Bianca per accelerare la sua implementazione negli Stati
Uniti.

Le specifiche tecniche dell’Ipv6 sono pronte già da alcuni anni,
ma solo una minoranza di siti Internet, attrezzature di routing e
Internet service provider le usano. Secondo Cerf gi Isp sono
particolarmente colpevoli di non aver programmato in tempo
l’adozione dell’Ipv6. “Si sono concentrati sui risultati
finanziari e non ci hanno pensato perché oggi non appare come un
problema”, dice Cerf. “Ma lo diventerà presto…Il guaio è
che non si possono portare altre persone su Internet senza
implementare questa nuova versione del protocollo”.

Altro problema, non di poco conto: l’Ipv6 e l’Ipv4 non sono
direttamente compatibili e ciò potrebbe portare a difficoltà di
connessione tra mercati Internet più maturi, come l’Europa
occidentale e il Nord America, e quelli a più rapida crescita da
dove arriva la gran parte della richieste di nuove connessioni.
“E’ il momento più difficile nella storia di Internet da
quando l’abbiamo creato”, conclude Cerf.

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