Marrone (Accenture): “Italia in pole position nell’R&D”

A Roma 100 professionisti impegnati nello sviluppo di apps e servizi. “Il mercato cresce del 50% all’anno. Fenomeno cross-industry, trainato dal banking”

Pubblicato il 15 Nov 2010

Avere un ruolo da protagonista nel mercato delle mobile apps, che
al momento, è quello su cui sono più fortemente puntati i
riflettori dei new business. È questa la mission di Accenture. Una
mission che vede l’Italia in pole position attraverso la
“cittadella” Mobility Operating Services – battezzata a Roma
circa un anno fa – la cui squadra si compone di un centinaio di
professionisti destinati ad aumentare progressivamente di pari
passo con la crescente domanda di mercato per le mobile apps.

“L’Italia è da sempre leader mondiale della mobility e questa
è una delle ragioni che ha spinto la casa madre a scegliere il
nostro Paese in qualità di headquarter delle attività di R&D. La
seconda ragione è che Accenture ha un’ottimo posizionamento in
Italia: lavora a stretto contatto con tutti e quattro gli operatori
mobil”, spiega Michele Marrone, responsabile della business unit
Accenture Mobility Operating Services.

Marrone, Accenture è dunque uno sviluppatore di
applicazioni?

Più che sul prodotto siamo focalizzati sul servizio. Nel senso:
sviluppiamo applicazioni, ma soprattutto garantiamo alle aziende
nostre clienti il servizio di hosting e quello di assistenza
continuativa h24. Di fatto ci proponiamo come un partner
industriale per quelle aziende, in particolare di dimensione e
respiro internazionale, che hanno bisogno di sviluppare
applicazioni in grado di raggiungere potenzialmente migliaia di
utenti. Garantiamo, ad esempio, tutta l’infrastruttura cloud e
quella di hosting liberando le aziende dal “peso” degli
investimenti in infrastrutture hardware e di rete.

Avete già aziende clienti?
Sì, ne abbiamo. E soprattutto stanno aumentando le aziende che ci
contattano per sviluppare nuovi progetti.

Di che tipo?
In generale posso dirle che sono tre i segmenti verticali su cui si
sta concentrando la domanda di apps: marketing, pagamenti e
comunicazione machine-to-machine. Ad esempio siamo impegnati nello
sviluppo di progetti di mobile voucher ossia della possibilità di
inviare buoni sconto e promozioni direttamente via cellulare. Un
altro progetto riguarda un’applicazione che permette di
accumulare sul cellulare i punti per il rifornimento di carburante
e di convertirli direttamente e in tempo reale in carburante presso
gli erogatori. Poi ci sono tutte le applicazioni legate al mobile
banking: c’è sempre di più la tendenza ad offrire in bundle
servizi dispositivi e informativi.

E quali sono i settori industriali che più si stanno
muovendo sul fronte delle mobile apps?

Il fenomeno è senza dubbio cross-industry, anche se al momento il
comparto banking è decisamente avanti.

Le applicazioni all’utente finale vengono fornite a
pagamento o sono gratuite?

No, tipicamente si tende a non pesare sull’utente finale. O
comunque di proporre soluzioni dal prezzo irrisorio.

E allora come fanno le aziende a guadagnare?
Un primo forte guadagno arriva dalla dematerializzazione, di
prodotti ma anche dei processi. Pensi al caso dei voucher: si
risparmia un’enorme quantità di carta e al contempo è possibile
tenere sotto controllo la riuscita della campagna, verificando
quanti utenti, fra quelli oggetto della campagna, realmente
utilizzano i buoni sconto “virtuali”. L’altro guadagno è
senza dubbio sulle economie di scala: aziende di grandi dimensioni
e che fanno business a livello internazionale hanno indubbi
vantaggi.

Ma quando si potrà parlare di un mercato vero, dai grandi
numeri?

Nell’arco di un paio d’anni la situazione cambierà
sensibilmente: ad oggi si tratta di un mercato dal valore al di
sotto dei 100 milioni di euro. Ma i numeri saliranno molto
considerato che il tasso di crescita anno su anno è fra il 40 e il
50%.

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