Dal Co: “L’innovazione nella PA? Bisogna partire dall’organizzazione”

Sburocratizzazione dei processi e snellimento delle regole, sono i pilastri della modernizzazione pubblica, sottolinea il Dg di AgInnovazione. Alla Sapienza di Roma via al primo master italiano sull’ “Interoperabilità per PA e imprese”

Pubblicato il 19 Nov 2010

Formare persone che creino efficienza nella Pubblica
amministrazione. È l’obiettivo del nuovo Master in
Interoperabilità per la PA e le imprese organizzato
dall’università Sapienza di Roma con il patrocinio di
AgInnovazione e DigitPA e la partnership di Almaviva, HP, Ibm,
Microsoft e Telecom Italia.

“In nostro punto di riferimento è la Digital Agenda europea
nella quale l’interoperabilità è il punto nodale della crescita
di un Paese – ha spiegato nell'evento di presentazione che si
è tenuto oggi a Roma,  Roberto Baldoni,
direttore del master. A fargli eco Mario Dal
C
o, dg
dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per
l’Innovazione che ha sottolineato come il tema
dell’interoperabilità non sia una questione meramente
tecnologica ma tocchi più da vicino l’organizzazione degli enti.
“Il vero gap che l’Italia soffre nei confronti degli altri
Paesi non è tanto di risorse tecnologiche o progetti messi in
campo – ha sottolineato Dal Co – quanto di burocrazia,
dell’esistenza, cioè, di regole formali farraginose che
impediscono la piena realizzazione degli obiettivi. Per questo
lavorare sull’interoperabilità deve volere dire lavorare
sull’organizzazione del lavoro e quindi sulle persone”.

Persone che, come ha puntualizzato Biagio De
Marchis
, director of Public Sector di Ibm Italia “devono
disporre di una rete tecnologica standardizzata e ottimizzata sulla
quale mettere a disposizione linguaggi, pratiche e culture
amministrative”.
Antonio Menghini, account executive della
divisione Servizi di Hp Italia ha cambiato la prospettiva del
dibattito e ha posto l’accento sui bisogni del cittadino a cui
“non interessa sapere quale processo investe il servizio
richiesto e nemmeno da quale ente venga erogato, ma poter accedere
alla prestazione da un unico punto di accesso. In questo senso
l’interoperabilità dei sistemi è dirimente”. D’accordo che
Emilio Frezza, direttore del Dipartimento Risorse
tecnologiche e Tlc del Comune di Roma. “Il valore aggiunto
dell’interoperabilità è nella sua capacità di far parlare la
PA italiana tutta che, non potendo contare su una banca dati unica,
riesce comunque a comunicare ed operare al suo interno, scambiando
informazioni. È su questa strada che i manager pubblici devono
proseguire”.

E per raggiungere questo obiettivo è necessario “selezionare le
migliori interfaccia e protocolli sulla base di esperienze
realizzate anche a livello internazionale”, ha ricordato
Pier Luigi Dal Pino, direttore centrale Relazioni
istituzionali e Industriali di Microsoft Italia. All’evento è
intervenuto anche Giorgio De Rita, dg di DigitPA secondo cui
“l’interoperabilità è un terreno da esplorare e una sfida da
raccogliere anche dal punto di vista della formazione del
personale” e in questi contesto il master “ricopre un ruolo
impagabile”.

A chiudere la tavola rotonda Giovanni De Iacovo,
Ad della Società IT di Telecom e Italia e Luigi
Viscione
di Almaviva che hanno ribadito come
l’efficienza operativa della PA dal punto di vista del back
office e nell’erogazione dei servizi al cittadini sia
strettamente legata alla capacità delle PA di “parlarsi” tra
loro.

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