«Tutti i servizi devono essere accessibili da tutti gli utenti
Internet di rete fissa con una qualità minima assicurata». “Ben
vengano però le tariffe differenziate per avere diverse
velocità”. “Ma niente regole a priori: lasciamo fare al
mercato e vediamo che succede”. È nell’equilibrio tra queste
tre disparate proposizioni, sulla neutralità della rete, che è
racchiuso il pensiero di Maurizio Dècina, ordinario di reti e
comunicazioni al Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti
del settore in Italia.
Professore, che lezione trae da quanto sta succedendo in
Europa e Usa, per il dibattito sulla net neutrality?
Mi sembra che sia finita la stagione calda delle polemiche. La
Commissione Ue per ora lascia fare al mercato. La posizione è:
niente regole ex ante, ma teniamo una grandissima sorveglianza su
quello che fanno gli operatori e i fornitori di contenuti. E
quindi, attenzione alle tecniche di deep packet inspection e di
classificazione del traffico. Ai comportamenti non trasparenti e
anti competitivi da parte degli operatori. Anche negli Usa mi
sembra che con il declino di Obama il dibattito si stia
spegnendo.
E lei è d’accordo?
Sì, è bene fare così per favorire lo sviluppo delle reti, in
questo momento di forte transizione. Le reti fisse e mobili devono
crescere, a 100 Mbps, a 1 Gbps, in modo ubiquo. Nel 2025 ci devono
essere 4 miliardi di accessi banda larga. Gli operatori sono
chiamati a un grande sforzo. Ricordate che per la Ngn ci vorranno
mille euro per ogni casa connessa. Per l’Lte l’investimento
nella Ran (Radio access network) è del 150-200% maggiore rispetto
all’Umts. E a questo si somma il costo per lo spettro ulteriore
che gli operatori dovranno prendere.
Che ruolo ha il dibattito sulla neutralità?
Molto semplice: se imponi regole che tolgono stimolo
all’innovazione, gli operatori non metteranno fibra nelle case e
fino alle stazioni radio base. Niente Ngn, niente Lte… ù
Quali regole, in particolare, scoraggerebbero gli
investimenti?
Per esempio proibire la differenziazione delle tariffe, secondo la
quale chi paga di più accede con una velocità maggiore, più
garantita, a certi servizi. Alcuni interpretano così il principio
di “neutralità della rete”, inserendovi questo divieto. Ma è
punitivo per chi investe. Tutti hanno diritto ad avere tutti i
servizi partoriti dall’innovazione. E ad averli con una qualità
sufficiente a renderli fruibili. Ma è corretto che chi paga di
più possa avere una qualità maggiore.
Ma sulla rete mobile adesso ci sono casi in cui alcuni
servizi sono proibiti a chi paga di meno.
Già, Tim Mobile e Vodafone hanno aggiunto un canone aggiuntivo per
chi vuole fare Voip. Sono d’accordo: la banda larga mobile è
agli inizi, ci sono poche risorse e grandissima parte del fatturato
è legata alla voce a commutazione di circuito. Che è sotto la
minaccia della sostituzione con il traffico voce a pacchetto, cioè
il Voip. Sul mobile quindi, in questa fase di transizione, non deve
valere il principio di “tutti i servizi a tutti”. È giusto
così, per ora.
Dunque cosa bisogna permettere e che cosa vietare, agli
operatori?
Due cose è giusto si possano fare. Primo, la gestione del traffico
per evitare la congestione. Secondo, tecniche di Deep packet
inspection per discriminare tra pacchetti più o meno veloci e
così abilitare i cosiddetti managed services, richiesti da Google
e Verizon negli Usa. Non si devono fare due cose. Primo, degradare,
ritardare certi tipi di traffico, come il P2P. Salvo casi in cui
pochi utenti monopolizzano l’uso della rete. Seconda cosa:
l’operatore non può rallentare certi servizi per favorire i
propri o quelli dei propri partner. Per esempio Voip, web tv. La
cosa più orrenda che puoi fare è boicottare alcuni servizi per
motivi competitivi. È difficile dimostrare che ci sia questa
pratica, per questo motivo serve una grande sorveglianza su quanto
avviene nelle reti.
Facciamo una previsione. Come andrà a finire, con la net
neutrality?
Io sono un signore di 67 anni e sento parlare di neutralità della
rete dall’88. Tante tante parole. Ma non è mai successo
niente… Si continuerà così, senza regole ex ante; il mercato
andrà avanti, sempre più verso servizi “managed” con qualità
garantite.