Il Laboratorio "Tivoli" di Ibm, al Torrino dal 1996 con
oltre 500 ricercatori, è un centro di eccellenza mondiale per lo
sviluppo software. Qui si sono sviluppate le competenze sul cloud,
la "nuvola" cui le aziende italiane oggi guardano per
ottenere servizi IT a costi minori. Da Roma un impulso al
"nuovo deal digitale" del Paese.
Un polo sulle tecnologie del cloud computing a disposizione delle
aziende italiane: è questo ciò che Nicola Ciniero, presidente e
amministratore delegato di Ibm Italia, inaugurano domani in zona
Torrino, sede del Laboratorio software "Tivoli".
All'inaugurazione sarà presente Gianni Alemanno, sindaco della
Capitale, e Aurelio Regina, presidente degli Industriali
romani,
Il ricorso alla "nuvola", traduzione di cloud, è una
modalità d'acquisizione di servizi IT in crescita anche tra le
imprese italiane: in sintesi, anziché investire nella tecnologia
necessaria al funzionamento di un'infrastruttura proprietaria,
se ne acquistano i servizi con la formula del "pay per
use". Il ritorno sta nella forte riduzione dei costi a fronte
di elevati standard di sicurezza.
"Che il nuovo centro – spiega Nicola Ciniero – nasca in seno
al laboratorio Ibm, aperto a Roma a fine anni settanta, non è
certo un caso. Qui al Torrino, dal 1996 sviluppiamo quel software,
noto con il brand "Tivoli", che viene esportato in tutto
il mondo e che del cloud costituisce l'architettura portante.
Qui operano oltre 500 ricercatori dall'età media di 35 anni,
provenienti dai migliori atenei italiani, in collegamento con i
nostri centri di ricerca statunitensi. E tutto ciò è
quotidianamente messo al servizio dell’efficienza e della
capacità competitiva delle imprese della Capitale e del
Paese".
Le competenze acquisite in area cloud sono il frutto di
un'evoluzione tecnica e manageriale che ha portato il
Laboratorio romano, guidato Giovanni Lanfranchi, tra i cinque
centri Ibm di eccellenza mondiale nello svilluppo del software –
oltre un migliaio i brevetti sottomessi negli ultimi 7 anni – tanto
che oggi, è alla struttura del Torrino che fanno capo nove centri
Ibm sparsi tra Europa, Asia e Stati Uniti, per un numero
complessivo di 1200 ricercatori".
"Oggi più che mai – aggiunge il presidente e amministratore
delegato di Ibm Italia – si avverte nel Paese il bisogno di fare
squadra, mettendo a sistema le differenti esperienze. Attraverso le
nostre competenze sul cloud vogliamo quindi offrire un ulteriore
contributo allo sviluppo di un "nuovo deal digitale" su
cui l’Italia deve fare leva per tornare a crescere".