Prosegue la strategia di Vodafone volta a liberarsi degli
investimenti non strategici, che hanno attratto le critiche di
molti azionisti, e a concentrarsi sui settori a maggiore crescita.
Il gruppo britannico sta definendo un accordo per vendere la sua
quota del 44% dell'operatore francese di telefonia mobile Sfr a
Vivendi (titolare delle restanti azioni) per 7 miliardi di sterline
(11 miliardi di euro). In seguito a questa dismissione Vodafone,
secondo Bloomberg, avvierà un'operazione di buyback da 5
miliardi di sterline il prossimo anno.
L’azienda guidata dall’italiano Vittorio Colao starebbe anche
chiudendo la vendita del 24% nella compagnia telefonica polacca
Polkomtel per 800 milioni di sterline, sempre con l’intenzione di
snellire il proprio portafoglio dalle partecipazioni di minoranza
nelle telecom internazionali. Negli scorsi sei mesi, Vodafone ha
venduto le quote in China Telecom e in Softbank (Giappone) per
oltre 7 miliardi di sterline.
Non è in vendita, invece, secondo The Guardian, la partecipazione
del 45% che Vodafone detiene in Verizon Wireless negli Stati Uniti,
perché tale operazione, che potrebbe fruttare 33 miliardi di
sterline, comporterebbe anche una pesante tassa sui capital gains
di 10 miliardi di sterline. Tuttavia gli azionisti in Gran Bretagna
continuano a pensare che la vendita sia “possibile” e che ci
siano modi "per aggirare la questione fiscale”.
Altra partecipazione contestata di Vodafone è quella
nell'operatore indiano Hutchison Essar, di cui l’operatore
britannico ha acquisito una quota di maggioranza nel 2007: su
quell’operazione Nuova Dehli pretende una tassa di 1,5 miliardi
di sterline che Vodafone sostiene di non dover pagare. Ma anche in
India, come negli Stati Uniti, Vodafone ha indicato ufficialmente
di non avere intenzione di abbandonare il mercato.