A proposito di operatori telefonici disinvolti, un tam tam echeggia
nei commenti a Tripwire. Ben cinque episodi vengono riferiti e
tutti molto concreti, con l’indicazione dell’operatore che
traligna. Tali fatti dovrebbero dare una scossa all’Agcom, anche
perché numerosi amici ci hanno telefonato, senza dimenticare i
lettori che, pur indirizzandoci delle mail “private”, sono
altrettanto furiosi di quelli usciti allo scoperto.
L’Agcom dovrebbe intervenire, non solo per restituire correttezza
al rapporto fra fornitore e cliente, ma perché l’etica di questa
relazione ha riflessi più ampi di quanto appaia. Il cittadino
percepisce il costo dei servizi come una tassa. Giusto o sbagliato
che sia, le tariffe possono apparire sostenibili soltanto se è
paritario il rapporto cittadino- operatore.
L’esperienza invece lascia il sospetto che gli operatori vedano i
cittadini in posizione subordinata e vulnerabile al sopruso. La
ripetizione dei misfatti pone le agenzie di servizi in una luce
analoga a quella dei briganti di passo, i quali esigevano denari
dai viandanti in ragione della loro posizione di forza. Essi non
apparivano più brutali del necessario, convincenti tuttavia, così
come corrivi al compromesso coi potentati del tempo, i quali, a
loro volta, finché conveniente, ne facevano strumento del
potere.
Il ritorno a modelli barbari di governance, quantunque per
forniture hitech, non vulnera solo la microeconomia familiare ma
inasprisce la sfiducia nelle istituzioni. In attesa che l’Agcom
si svegli, ricordiamo che fu costituita per prevenire e curare
questi malanni. Ricordiamo che innumerevoli sono anziani e
indifesi, i quali difettano pure della consapevolezza del torto
subito.