Lavoro: in Italia più addetti nei servizi innovativi ma meno occupati nell’IT

Confindustria Servizi segnala 50mila nuovi lavoratori (+2,1%) nel primo semestre 2010, ma Assintel mette in guardia sull’aumento del popolo delle partite Iva nel comparto IT

Pubblicato il 15 Dic 2010

Luci e ombre per l'occupazione nel comparto Ict e servizi
innovativi. Mentre secondo Confindustria Servizi Innovativi e
Tecnologici il settore di riferimento è tornato a crescere
generando un +2,1% di nuova occupazione (per un totale di 50mila
addetti) nei primi sei mesi dell'anno, Assintel evidenzia una
moria di aziende IT con consenguente emorragia occupazionale.

Partiamo dalle buone notizie: secondo Confindustria Servizi il
comparto dei servizi innovativi ha registrato un andamento
occupazionale migliori della media nazionale. Il primo semestre si
è chiuso infatto con un calo dello 0,9% nel settore dei servizi e
del 5,4% in quello dell'industria.

E’ la prima volta dalla fine del 2007 – segnala Confindustria
Servizi – che, nei servizi innovativi e tecnologici, si assiste a
due trimestri consecutivi di crescita occupazionale, la quale
risulta trainata dalla componente “indipendenti”, la più
penalizzata dalla crisi, che invece ha raggiunto un picco di +5,4%
nel secondo trimestre 2010, dopo aver segnato +1,0% il trimestre
precedente, mentre il lavoro dipendente segna ancora una lieve
flessione (-0,3% nel secondo trimestre 2010). A livello
territoriale la crescita è guidata dalle regioni del Nordovest con
+ 8,9%, seguite da quelle Nordest con +7,1%, dal Centro con +2,0%,
mentre per il Sud l’occupazione continua a calare segnando
-4,7%.

Nel corso del 2010 il clima di fiducia delle imprese dei servizi
innovativi è risalito grazie alle aspettative sugli ordini,
collegate alla ripresa internazionale. Nonostante l’indice abbia
registrato un calo nel secondo e terzo trimestre dell’anno,
attestandosi comunque su livelli più elevati rispetto al 2009, le
previsioni per il quarto trimestre indicano una chiusura stimata
intorno a quota 100, ancora lontani quindi dai livelli pre-crisi di
almeno una decina di punti, ma in recupero rispetto ai picchi
negativi di 15-20 di punti.
Altro indicatore positivo è fornito dagli investimenti
pubblicitari, in crescita da gennaio ad agosto 2010 del 5% circa
rispetto allo stesso periodo del 2009: in particolare corrono
internet (+18%), le radio (+13%) e le TV (+8%).

“La crescita dell’occupazione nel nostro settore– afferma
Ennio Lucarelli, vicepresidente vicario di Confindustria Servizi
innovativi e tecnologici – è un segnale positivo per le
prospettive di ripresa dell’intera economia italiana. Si tratta,
infatti, di un fenomeno legato soprattutto al rilancio delle
esportazioni che impone, alle imprese impegnate a competere sui
mercati esteri, l’adozione di nuovi modelli di business, di
piattaforme e architetture IT innovative, di nuovi progetti di
marketing. Da qui l’esigenza di ricorrere alla consulenza
specializzata e alle alte professionalità che caratterizzano i
servizi innovativi e tecnologici. Ciò significa che, da parte
delle imprese più avanzate del Made in Italy, è in atto un cambio
di modello di competitività, basato prevalentemente sul ricorso
all’innovazione. Un modello che va sostenuto e diffuso
incentivando l’evoluzione digitale dei distretti, delle reti
d’imprese e delle filiere”.

Decisamente sconfortante invece il quadro emerso
dall’“Osservatorio dei profili professionali nell’IT”
appena reso noto da Assintel e realizzato in collaborazione con
Camera di Commercio di Milano, Aica, itSMF, Idc, Od&m, GiGroup e
Careerbuilder. Calo persistente della domanda, ricerca estrema
dell’efficienza, crollo delle tariffe professionali,
ristrutturazione dell’offerta, riduzione di risorse per
l’innovazione: sono questi, gli ostacoli sul cammino nazionale
dell’IT. Alta la moria di società di persone e di capitale,
mentre crescono le ditte individuali e il popolo delle partite
Iva.

Parallelamente – segnala Assintel – calano gli occupati
“tradizionali” (-0,9% rispetto al 2009) mentre crescono quelli
atipici (+1,4%), a dimostrazione di un mercato poco dinamico, in
cui il 71% delle aziende IT è a crescita zero. “L’incessante
corsa al ribasso dei prezzi e delle tariffe sta minando alla radice
il valore del concetto di qualità, sacrificato in nome del taglio
dei costi, degli ordinativi sotto costo, della sopravvivenza”,
sottolinea il presidente di Assintel Giorgio Rapari. “Occorre un
cambiamento di paradigma, lavorare in ottica sistemica, inaugurare
una stagione di coesione, per un nuovo “patto sociale” che
sostenga un progetto comune di crescita condivisa”,
sottolinea.

La situazione di stallo si riflette anche nelle retribuzioni, che
salgono meno dell’1,5%, quasi esclusivamente per via degli
aumenti programmati dai contratti collettivi di categoria. Assintel
segnala inoltre che gli stipendi medi nelle aziende dell’Ict sono
inferiori (dal 5% all’8%) rispetto ad altri comparti. Va male
anche sul fronte delle attività di formazione che non vengono
percepite, in particolare dalle aziende di più piccola dimensione,
come investimento. L’IT training & Education cala nel 2010 del
-4,4%.. “Tagliare la formazione e non puntare sull’evoluzione
delle conoscenze – conclude Rapari – è come bruciare il proprio
territorio, pensando all’oggi senza vedere che c’è un
domani”.

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