Unbundling obbligatorio a partire dal 2013, con transizione dal
bitstream, nelle aree in cui non c’è concorrenza
infrastrutturale. Nessuna ripartizione geografica del territorio in
aree bianche grigie e nere, come suggerito dal documento a firma
del Comitato Ngn presieduto da Francesco Vatalaro, ma suddivisione
del mercato in due macro-aree, quelle commercialmente appetibili e
non. E obbligo di garantire l’accesso alle infrastrutture
verticali ossia alla fibra che arriva direttamente nelle
abitazioni, anche per gli Olo, nel caso in cui non fosse
economicamente sostenibile la loro replicabilità.
Secondo quanto risulta aco Corriere delle Comunicazioni sono queste
le principali novità frutto della riunione che ieri ha fissato il
quadro generale delle regole per l’accesso alle infrastrutture
Ngn da parte del Consiglio dell’Agcom Comunicazioni.
Il documento finale, in via di elaborazione conclusiva da parte dei
tecnici ( la pubblicazione è attesa a giorni), sarà sottoposto a
consultazione pubblica per circa un mese. Numerose le differenze
con il testo sottoposto all’Authority dal Comitato Ngn ma anche
con le prime indiscrezioni filtrate sul Sole 24Ore.
In dettaglio, riguardo alla questione
bitstream-unbundling, nelle aree altamente
concorrenziali il bitstream non sarà a condizioni di mercato –
come scrive il Sole 24Ore – ma a condizioni eque e ragionevoli
(come peraltro anticipato ieri sul nostro quotidiano online) e
soggette a verifica. Orientamento al costo, invece, nelle zone in
cui non esiste concorrenza ossia è presente un’unica
infrastruttura, quella dell’operatore dominante. La roadmap
prevede un graduale passaggio dalla modalità di bitstream a quella
di unbundling: quest’ultima dovrà essere obbligatoria dal
2013.
Ma la vera novità delle regole targate Agcom riguarda gli
“obblighi” per gli Olo: nei limiti delle
proprie competenze l’Agcom ha deciso di imboccare la via che
porterà a indurre gli Olo a concedere l’accesso alle
infrastrutture passive verticali per evitare colli di bottiglia e
rendere sostenibile la replicabilità dell’offerta da parte di
altri operatori. In sostanza chi realizza per primo
l’infrastruttura verticale – Telecom o Olo che sia – sarà
obbligato ad “aprirla” ai concorrenti anche in caso non si
verifichi la condizione di significativo potere di mercato.
L’obiettivo è stimolare gli investimenti da parte degli
operatori e la diffusione delle offerte: difficilmente
un’infrastruttura verticale è replicabile a costi convenienti.
Di qui la decisione di spingere verso la strada dell’obbligo di
apertura da parte dell’operatore che ha già realizzato
l’infrastruttura.
Cade la suddivisione in aree geografiche proposta
dal Comitato Ngn: si è preferita infatti battere un’altra
strada, quella delle aree commercialmente appetibili piuttosto che
suddividere il territorio nella tradizionale geografia di aree
bianche, grigie e nere. Sarà valutata di volta in volta la
condizione effettiva del mercato e l'evoluzione dello scenario
concorrenziale: è evidente che se un’area diventa
commercialmente appetibile e prima non lo era gli obblighi per gli
operatori si modificheranno di conseguenza.