Obbligare Telecom Italia a prevedere un’offerta wholesale
bitstream disaggregata su fibra ottica, orientata al costo, con
caratteristiche tecniche e di performance almeno equivalenti a
quelle delle offerte retail e a condizioni economiche che
garantiscano la piena replicabilità.
Questa la richiesta messa nero su bianco dagli operatori
alternativi Vodafone, Wind, Fastweb, Tiscali e dall’associazione
Aiip, in una lettera inviata all’Agcom relativamente
all’offerta 100 Mb di Telecom Italia (i cui contenuti sono stati
anticipati oggi da Milano Finanza) a cui l’Agcom potrebbe dare
l’ok in occasione del Consiglio del 3 febbraio prossimo – o
almeno, è quanto auspicato nei giorni scorsi dal presidente
dell’Authority Corrado Calabrò.
Nella missiva gli Olo puntano il dito contro la “non
replicabilità” dell’offerta ai clienti finali e paventano il
rischio di agevolare azioni di pre-emption e conseguente
rimonopolizzazione del mercato da parte di Telecom Italia. Così
come configurata, l’offerta consentirebbe agli alternativi di
offrire una banda minima garantita di appena 200 Kb, al di sotto di
quella erogabile con offerte già disponibili sul mercato anche
dagli stessi Olo. Non solo: nessun servizio customizzato potrebbe
essere messo a punto per differenziare l’offerta Telecom in
un’ottica di concorrenza.
L’offerta sottoposta al parere dell’Agcom è strettamente
connessa con un indirizzo Ip che Telecom fornirà agli operatori
alternativi intenzionati ad offrire i servizi broadband ai propri
clienti. Un indirizzo che limiterebbe qualsiasi margine di manovra
in termini di erogazione di prestazioni a valore aggiunto, come ad
esempio servizi Voip e video, e di qualità stessa del servizio in
termini di banda minima garantita (non si potrebbe salire oltre i
200 kb), considerato che Telecom Italia avrebbe il pieno controllo
dei livelli di servizio (QoS) del traffico IP.
Componente di accesso su fibra dalla centrale di Telecom Italia
sino al cliente finale; diversità di profili di accesso di
velocità di upload e download; assegnazione per l’accesso di una
banda media per cliente definita dall’Olo; trasporto di backhaul
sull’attuale offerta bitstream Ethernet di livello I e II.
Queste, in dettaglio, le quattro richieste sottoposte dagli Olo
all’Authority.
Nella missiva si ricorda, inoltre, che l’obbligo di bitstream è
già disciplinato dalla delibera 731/2009, mentre non si fa alcun
riferimento all’offerta economica al cliente finale, su cui però
cominciano a circolare le prime indiscrezioni. Secondo alcune stime
di massima degli Olo – di cui il Corriere delle Comunicazioni è
venuto a conoscenza – calcolando un canone wholesale di 47 euro +
Iva, quindi di 56,4 euro e un mark up del 20% si ottiene una
tariffa attorno ai 67 euro al mese mensili: di fatto il cliente si
troverebbe a spendere circa 140 euro a bimestre.