Cinque milioni di persone coinvolte, per un totale di due milioni
di abitazioni cablate in 500mila edifici a cui si aggiungono
440mila imprese. Questi i numeri del progetto Bul (Banda
ultralarga) che mira a portare la fibra ottica in 167 comuni
lombardi in vista dell’Expo 2015, per un investimento complessivo
stimato in 1,3 miliardi di euro. “Si tratta del primo esempio
attuativo in Italia di un progetto Ngn regionale, replicabile in
altri contesti”, spiega Raffaele Tiscar, project manager di
Finlombarda, l’uomo della banda larga in Lombardia. “Il
progetto di rete a banda ultralarga in Lombardia si inserisce in un
contesto nazionale, di un accordo raggiunto fra tutti gli operatori
e il governo a dare vita ad una rete nazionale in fibra, e sarà il
primo esempio attuativo, apripista dell’Ngn, replicabile in altri
contesti evitando l’’Arlecchino’ tecnologico che rischia di
non rendere interoperabili le singole reti e consentendo di
investire in maniera più razionale e mirata”.
A che punto è il progetto?
La volontà politica c’è ed è bipartisan. Quello che si farà
in Lombardia è in linea con il memorandum frutto del tavolo Romani
siglato fra i sette principali operatori di tlc, per la creazione
della società veicolo che realizzerà l’infrastruttura passiva
che mira a cablare il territorio in linea con gli obiettivi
dell’Agenda digitale europea. In Lombardia stiamo procedendo
rapidamente: il veicolo sarà costituito entro quest’anno e i
primi cantieri partiranno a metà del 2012. Il primo cluster, pari
ad un terzo dei comuni, sarà concluso in 2 anni e mezzo. La rete
sarà pronta in buona parte in tempo per l’Expo 2015.
Ma chi partecipa alla newco? Telecom Italia è in campo o
no?
Sono tre i possibili scenari organizzativi ed economico finanziari
di fronte ai quali si troverà a decidere la Giunta della Regione
Lombardia: un primo scenario “stand alone”, in cui
l’iniziativa di una newco della fibra è interamente pubblica. In
questo caso, senza la partecipazione dell’incumbent rimane
l’overlay della rete. In un secondo scenario parteciperebbero
soltanto gli Olo, senza Telecom. In questo caso gli Olo (Fastweb,
Tiscali, Vodafone, Wind) dovrebbero ricevere delle agevolazioni in
cambio del sostegno finanziario delle facilitazioni per la
migrazione dei loro clienti dalle reti attuali alla nuova rete in
fibra. Il terzo scenario, quello auspicabile, prevede la
partecipazione di tutti i player, Telecom Italia e Olo. Solo così
sarà possibile migrare tutti i clienti dalla rete in rame a quella
in fibra. E in questo modo non si va in overlay perché si va in
sostituzione della rete in rame esistente. Inoltre questo scenario
consentirebbe la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, con
nuove risorse finanziarie. Ma soprattutto si abbatterebbe il
rischio di investimento per i singoli operatori.
Quindi senza Telecom la migrazione dei clienti, buona parte in capo
proprio all’ex incumbent, rischierebbe di minare il
progetto.
È evidente la necessità di migrare gli utenti sulla nuova rete,
coinvolgendo nel passaggio anche quelli Adsl, affinché sia
possibile un reale ritorno sugli investimenti. Sappiamo bene che
l’infrastruttura in rame non è “spengibile” per decreto di
Stato, visto che è proprietà privata di Telecom Italia. In questo
senso, quindi, è necessaria la partecipazione volontaria di
Telecom allo spegnimento della vecchia rete in rame e la migrazione
dei clienti sulla nuova rete in fibra. È chiaro che lo spegnimento
della rete in rame ha delle conseguenze dirette sui conti Telecom,
anche se il rame sta progressivamente perdendo il suo valore.
Quand’è, dunque, che si conoscerà la compagine della
newco?
A metà febbraio la Giunta regionale lombarda sarà in condizione
di individuare lo scenario a seconda della partecipazione o meno di
Telecom Italia. Telecom ha tutti i vantaggi a partecipare,
considerato che può ripartire l’investimento con gli altri e nel
lungo termine senza impattare sul debito.