Morelli (Accenture): “Telco over the top, prove di calumet”

Alleanze in vista fra operatori e player Ott. In nome dei contenuti

Pubblicato il 07 Feb 2011

Gli operatori stanno annodando sempre più stretti i propri destini
con quelli degli over the top, termine con cui gli addetti ai
lavori intendono i fornitori di contenuti e servizi che vanno su
banda larga (l’esempio principe è Google). Ne è convinto Angelo
Morelli, global executive director for new product development and
innovation presso Accenture, multinazionale di consulenza
direzionale servizi tecnologici e outsourcing. Accenture l’anno
scorso ha appunto lanciato una soluzione tecnologica per l’over
the top Tv.

Storicamente gli operatori banda larga hanno avuto due
approcci nei confronti dei contenuti: neutrale (offrendo solo
l’accesso a Internet) o accentratore (controllando strettamente
una piattaforma di contenuti). Adesso tutto sembra cambiare,
perché?

Perché l’alternativa per gli operatori sarebbe di fare ricavi
quasi solo con l’accesso a Internet, i quali sono minimi,
peraltro, rispetto a quelli dei servizi e contenuti. Per di più,
agli operatori resterebbe così solo l’onere di gestire la
quality of service (qos) richiesta dagli utenti, per i contenuti
trasportati. Senza avere a fronte vantaggi economici.

Allora verso quale direzione si sta andando?
Ci sono due scenari. Nel primo, il fornitore di contenuti sceglie
in autonomia la propria rete di distribuzione – un po’ come già
ora fanno Google e Apple con aziende di Content delivery networks
(Cdn) quali Level3 e Akamai, le cui reti servono per rendere il
più diretto e vicino possibile il collegamento tra utente e
contenuti. Inoltre, il fornitore ha rapporti diretti con i propri
utenti. Nel secondo scenario, gli operatori vendono contenuti agli
utenti e servizi di Cdn agli over the top.

Mi sembra di capire che il secondo
prevarrà…

È quello che va bene per tutti ed è anche quello che consigliamo.
Non è core business dei fornitori gestire i rapporti con gli
utenti. Tutto dipenderà da quanto gli operatori saranno veloci ad
accettare questa formula.

In effetti, la stessa Google è andata a bussare alla porta
degli operatori per avere servizi Cdn, nel 2009. Quali sono gli
indizi secondo cui gli operatori vanno in questa
direzione?

Si moltiplicano gli esempi di operatori che cominciano a sviluppare
internamente servizi Cdn o che acquistano aziende Cdn. Primo caso
notevole, in Europa, è l’offerta YouView, con cui Bbc e Talk
Talk in Europa gestiscono su Cdn contenuti di tutte le emittenti,
su una piattaforma via Internet che è prossima al debutto. A
gennaio invece l’operatore indiano Tata ha comprato l’azienda
Cdn BitGravity. Persino Comcast, negli Usa, si sta aprendo sempre
più agli over the top. Adesso offre contenuti anche agli utenti
tablet.

Qual è la differenza rispetto a web tv e Iptv degli
operatori?

Che in quel caso l’operatore accentra tutto, prendendosi
l’onere di acquisire i diritti per i contenuti che offre agli
utenti. Ma così si mette in concorrenza con fornitori di
servizi/contenuti che operano a livello globale. Con il nuovo
modello invece c’è un’alleanza equilibrata tra le due figure.
Gli over the top continuano a fare il mestiere che riesce loro
meglio: sviluppare servizi e procurarsi o creare contenuti. Li
mettono poi sulla rete dell’operatore, facendo accordi con
questo, senza bisogno di terze parti (aziende di Cdn). La metafora
è quella del grande magazzino (l’infrastruttura
dell’operatore) che prevede al proprio interno spazi per i negozi
gestiti da altri (gli over the top).

Secondo alcuni, quest’alleanza potrebbe violare la
neutralità della rete…

E perché mai? Gli operatori la violerebbero se dessero una
priorità diversa al traffico trasportato in base ad accordi con i
fornitori. Nel nuovo modello invece si limitano a ospitare i
contenuti sulla propria rete, come già fanno le aziende di content
delivery networks, per rendere più efficiente la fornitura al
cliente e più comodo l’eventuale acquisto.

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