Le previsioni? Prima ve le scordate, meglio è. Hanno una
affidabilità troppo simile a quella di una sfera di cristallo: ora
è il momento delle predizioni. La differenza? La spiega Carlo
Grandi, amministratore delegato di Sas Italia.
“La previsione è una valutazione su possibili evoluzioni future
basata su serie statistiche storiche, opportunamente analizzate ed
attualizzate. In altre parole, è una proiezione del passato verso
il futuro. Una valutazione predittiva è qualcosa di più
complesso: essa non si limita a guardare agli scenari del passato
per cercare di cogliere le evoluzioni future; cerca anche di
individuare le probabilità che certi scenari hanno di avvenire. E
questo, dal punto di vista del business di un’azienda, è molto
più interessante”.
Non è dunque lana caprina da statistici o da ingegneri
informatici, ma un approccio che può rappresentare la differenza
che passa fra spendere soldi in sistemi di data warehouse poco
proficui ed usare bene i dati per migliorare i processi
aziendali.
“In passato le aziende hanno investito molto nei sistemi di
raccolta delle informazioni. Tuttavia, non sempre sono in grado di
utilizzare i dati in maniera proficua per dare efficienza e
riorganizzare i propri processi di business”, spiega Walter
Lanzani, direttore marketing di Sas italia. Si tratta cioè di
passare dalla mera conoscenza allo sfruttamento efficiente della
conoscenza, insomma. Oppure, per utilizzare un linguaggio che piace
a Sas, dalla tradizionale “business intelligence” alla moderna
“business analitics”.
Full story sul numero 6 del quindicinale cartaceo Corriere delle
Comunicazioni in uscita il 23 marzo