Un presidio italiano culturale, di analisi e di ricerca sull’Ict,
un gruppo di eccellenza di tecnici e ricercatori al servizio delle
istituzioni, delle imprese e dei cittadini, un’attività di alta
consulenza indipendente, terza rispetto alle aziende del settore e
sottoposta alla vigilanza del ministero dello Sviluppo economico,
al servizio della crescita armonica del mercato dell’Ict in
Italia»: è il “profilo” della Fondazione Bordoni che il suo
presidente Enrico Manca traccia al Corriere delle Comunicazioni. Un
profilo frutto di una riforma legislativa che ha trasformato la
Bordoni da Fondazione privata in organo “in house” della
pubblica amministrazione.
“La legge 69/2009 che regola la nostra attività – spiega Manca –
vuole la Fondazione in un ruolo prevalente e dedicato a supporto
del ministero dello Sviluppo economico, delle amministrazioni
pubbliche centrali e periferiche, delle Autorità di vigilanza”.
Di conseguenza, se prima erano i soci privati a fornire il grosso
dei finanziamenti all’attività della Fondazione che quest’anno
festeggia i sessant’anni di vita, ora i ricavi derivano
soprattutto dalle convenzioni con pubbliche amministrazioni ed
autorità indipendenti.
Ultima in ordine di tempo è arrivata la tenuta del “Registro
delle opposizioni”, l’elenco che raccoglie gli abbonati al
telefono intenzionati a sfuggire al telemarketing. L’affidamento,
assegnato dal ministero in maniera diretta e senza bando di
concorso, ha suscitato qualche malumore. “I dubbi sono stati
spazzati via da un parere dell’Avvocato generale dello Stato che
ha considerato più che legittima questa procedura, proprio in
forza della nostra caratteristica di organo di diritto pubblico in
house”, ribatte Manca.
Grazie ad un accordo con Autorità per le Comunicazioni, un
dispositivo messo a punto dalla Bordoni misura la qualità del
servizio Internet fornito dagli Isp: “Un compito essenziale per i
consumatori ma anche per gli operatori”. Al tempo del terremoto,
inoltre, un software messo a punto dalla Fondazione ha gestito il
censimento delle esigenze abitative della popolazione abruzzese.
L’iniziativa di maggiore rilevanza in tutta la storia della
Bordoni è l’apporto dato alla più complessa trasformazione che
ha interessato la Tv italiana: lo switch-off al digitale terrestre,
che ingegneri e ricercatori della Bordoni hanno accompagnato
passaggio dopo passaggio, frequenza dopo frequenza. “Pochi altri
in Italia, forse nessuno, avrebbe potuto dare un supporto simile –
osserva Manca -. Questo grazie alla cultura della pianificazione
delle reti presente in Bordoni: siamo gli unici ad avere reti Sfn,
un’eccellenza dell’Italia”.
Non mancano i riconoscimenti. Da ultimo la costituzione, su impulso
di Agcom, di un “Gruppo di alta riflessione” sullo spettro
radioelettrico che sarà presieduto da un esponente della Bordoni e
simbolicamente basato a Villa Grifoni a Pontecchio Marconi, sede di
“rappresentanza” della Fondazione. I problemi, piuttosto,
vengono dal fronte economico. Una parte, minoritaria, delle risorse
deriva ancora dai privati, i cosiddetti “soci fondatori”:
Ericsson, Fastweb, Poste Italiane, Telecom Italia, Telespazio,
Terna, 3 Italia, Vodafone, Wind. Un elenco più variegato rispetto
ai soci pre-riforma (incentrati nelle Tlc) “che testimonia
l’allargamento delle nostre iniziative a settori, come
l’energia, che fanno un uso innovativo e sempre più ampio
dell’Ict”, spiega Manca.
Il diminuito peso dei privati e la necessità di poggiare su
affidamenti pubblici legati a singoli progetti costringe la Bordoni
ad un faticoso sforzo per reperire risorse per una realtà che
occupa una novantina di persone, soprattutto tecnici e ingegneri,
quasi tutti stabilizzati dopo gli anni dei contratti a termine.
“Viviamo la contraddizione tra l’esigenza di dare continuità
alle nostre iniziative e la precarietà di ricavi legati a
convenzioni con la pubblica amministrazione, giocoforza legate alle
contingenze del momento”, osserva Manca.
Soprattutto da quando le ultime Finanziarie hanno negato la
continuità del contributo pubblico. Nessuno pensa di tornare al
tempo dei privati, se non altro per l’evidente conflitto di
interessi, ma “ci sarebbe bisogno di un maggiore continuità di
ricavi altrimenti rischia la sopravvivenza una delle poche
eccellenze italiane rimaste nel settore della ricerca
nell’Ict”, avverte Manca alla ricerca di una “missione di
servizio per la collettività durevole nel tempo”.
Ma non potrebbero farle i privati certe cose? “Certo, ma non con
la terzietà, l’indipendenza e, mi consenta, la qualità che
possiamo garantire noi. Abbiamo competenze importanti anche nel
campo della sicurezza informatica, dei data mining: tutto know how
che rischia di non essere più disponibile per il Paese. La Bordoni
ha una reputazione riconosciuta. Fino a quando ci sarà bisogno di
competenze sull’Ict terze e indipendenti, ci sarà bisogno della
Fondazione”.