“Più a meno”: Teletu rilancia sul mix convenienza-qualità

L’Ad Bragadin: “Risultati oltre le attese. Abbiamo colpito nel segno”

Pubblicato il 21 Feb 2011

«Abbiamo colpito nel segno». E colpito nel segno significa
obiettivi raggiunti ma anche qualcosa più il là. Marco
Bragadin
, amministratore delegato di Teletu, può spegnere
soddisfatto la prima candelina.
Un gesto che marca un anno di attività da quando il vecchio
marchio Tele2 è sparito dal mercato e segna il traguardo di tre
anni dall’assunzione del controllo da parte di Vodafone Italia.
È abbastanza agevole leggere l’imprinting di Teletu dentro le
cifre che la capogruppo ha appena reso note: nel 2010 i ricavi da
rete fissa sono aumentati dell’8,9% raggiungendo quota 221
milioni di euro. Tale crescita è stata sostenuta dall’incremento
dei ricavi Adsl, i cui clienti si sono attestati a quota 1.579.000,
con un aumento del 31,4% rispetto a dicembre 2009 grazie alla
conquista di 122.000 attivazioni nette nell’ultimo trimestre. È
facile immaginare che l’apporto di Teletu è stato significativo
al raggiungimento dei target.
È così dott. Bragadin?
Posso dirle che abbiamo fatto la nostra parte e offrirle un dato
qualitativo che bene spiega l’evoluzione del mercato in Italia.
Tre anni fa, quando è iniziata la gestione Vodafone, soltanto un
quinto dei nostri abbonati aveva scelto di prendersi un abbonamento
Adsl oltre al telefono fisso. Oggi ben tre quarti dei nostri
clienti sono collegati ad Internet in banda larga grazie ai nostri
servizi. Questo significa che siamo diventati un operatore di banda
larga a tutti gli effetti.
Che però copre soltanto una parte del
territorio.

Siamo un operatore che ha fatto molti investimenti in
infrastrutture. Una quota molto significativa dei nostri clienti
viene gestita direttamente da noi con linee nostre, che non sono
affittate da Telecom Italia.
E questo che vantaggi dà?
Rispetto al bitstream, l’unbundling consente di essere noi i
responsabili di tutta la filiera, di offrire ai clienti un servizio
migliore e più accurato, di monitorare meglio la rete e di potere
intervenire immediatamente se ci sono problemi. Senza dovere
passare per la trafila che ci obbliga ad avvertire Telecom Italia
se c’è qualcosa che non va.
Non mi ha risposto sulla copertura del
territorio.

Oggi i nostri servizi a banda larga raggiungono circa il 50% della
popolazione italiana. Per ovvi motivi il cento per cento non sarà
mai ottenibile, ma pensiamo di aumentare l’offerta dei nostri
servizi anche in molte aree che oggi non raggiungiamo. L’attuale
copertura non è il punto di arrivo cui aspiriamo.
Si offende se vi definisco un operatore low
cost?

No, ma non è una definizione accurata. Siamo un operatore che
tiene molto al valore del denaro dei nostri clienti, a valorizzare
quel che c’è dentro il salvadanaio delle famiglie, se mi fa
usare un’immagine legata alle nostre campagne pubblicitarie.
Però teniamo molto anche alla qualità del servizio, ad offrire
molto più della semplice connessione a basso prezzo. È questo,
del resto, il senso degli investimenti che abbiamo fatto e
continueremo a fare nell’unbundling e nel costante miglioramento
della qualità del servizio offerto dai nostri call center. Ci
teniamo alla “cura” del cliente. Convenienza e qualità,
“più a meno”, se mi fa usare questo claim.
Obiettivo?
Rispondere sempre meglio alle esigenze degli abbonati con servizi
accurati, allargando la paletta della nostra offerta oltre al
servizio basic della voce e della connessione a Internet. Abbiamo
cominciato col proporre prodotti come antivirus e netbook. I
risultati sono andati oltre le nostre attese. Questo ci rafforza
nella decisione di continuare su questa strada.

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